Che ne dice?
«Che è ora di farla finita. Vignette simili sono pericolosissime e offendono noi ebrei italiani uno per uno». Claudio Morpurgo, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, soppesa le parole ma va diritto al punto: «C’è poco da fare, esprimono schemi antiisraeliani e profondamente antiebraici che non possono trovare spazio nella politica italiana. Dico, per le vignette su Maometto un ministro del vecchio governo si è dimesso…».
Furio Colombo dice che è tutta la sinistra a dover riflettere…
«Guardi, io direi che è tutta la società italiana a dover fare attenzione. Questa visione in realtà attacca quei valori che la cultura ebraica promuove, lo sforzo di costruire una società laica e multiculturale. Perciò chiediamo al governo impegni chiari nel suo programma, senza se e senza ma. A cominciare dalla politica estera e dall’università, dove si fanno nomi di Massimo D’Alema e Alberto Asor Rosa, mi pare…».
Siete preoccupati da questi nomi?
«Non è questo il punto, noi non ci schieriamo né ci permettiamo di esprimere giudizi sui nomi. Le stesse garanzie le avremmo chieste anche se avesse vinto il centrodestra, tendenze antiisraeliane e antisemite ci sono da tutte e due le parti. Del resto D’Alema lo abbiamo conosciuto e incontrato come premier, non siamo certo noi a dover dare la patente a un politico di quella caratura».
E allora?
«E allora, senza polemiche, chiediamo rassicurazioni. È noto che D’Alema, ad esempio, ha sempre impersonato una linea tendenzialmente filoaraba e filopalestinese». […]
Quando alcuni bruciarono la bandiera di Israele, ai margini del corteo milanese per il 25 Aprile, Prodi le telefonò.
«Sì, è stato molto gentile e mi ha garantito che avrebbe lavorato proprio per portare avanti le linee di politica estera che dicevo, introdurre i valori di laicità e multiculturalità. Ripeto: a noi, come parte della società civile, interessano i programmi. C’è anche la scuola, ad esempio: parlare di scuola pubblica laica significa rimuovere le posizioni di rendita antistoriche e assicurare concretamente il principio di eguaglianza tra le fedi e tra chi crede e chi non crede».
Quando parla di «posizioni di rendita» intende l’ora di religione cattolica?
«Diciamo che una iniziativa parlamentare importante potrebbe superare l’attuale sistema di insegnamento dell’ora di religione, un residuo del passato che non è utile per costruire un modello di convivenza laico. Si potrebbe pensare a un insegnamento di storia delle religioni che non sia fondato sulla confessionalizzazione della didattica. Lo Stato non dev’essere indifferente alle religioni, anzi deve assumere come essenziale il rapporto con esse, ma non è una chiesa né una sinagoga né una moschea». […]
Il testo integrale dell’intervista di Gian Guido Vecchi a Claudio Morpurgo è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera