Passata la Pasqua, in Grecia è finita la tregua tra la chiesa ortodossa e la stampa che le rimprovera i privilegi. Dopo gli scandali finanziari di un anno fa, ora tocca ai tribunali ecclesiastici. Il giornale Eleftherotypìa li definisce “khomeinisti” e giudica “medievale” il loro modo di funzionare.
Si tratta di tribunali costituiti solo da prelati che giudicano altri membri del clero finiti sotto processo per i reati di eresia, apostasia e cose del genere. Quel che stupisce è l’assenza del fondamentale diritto alla difesa: infatti da un lato c’è la “spada divina dei clerico-giudici” e dall’altro un sacerdote che non può avvalersi di un avvocato né di nessun altro difensore. Una legge del 1932 concede alla chiesa ortodossa la prerogativa di amministrarsi la giustizia.
Le sanzioni sono varie: dal semplice rimprovero alla sospensione dello stipendio (e in Grecia è lo stato che paga il salario dei sacerdoti). Nell’ultimo anno oltre ai reati “di fede” sono stati puniti anche dei comportamenti: nella chiesa ellenica, per esempio, l’omosessualità è un fenomeno emergente. Sono sempre di più i prelati gay che vorrebbero vivere la loro vita senza essere puniti. Sembra proprio che per la chiesa greca, finiti gli osanna, sia ricominciata la via crucis.
Fonte: Internazionale.it