La Chiesa non viola la laicità dello Stato nel difendere “alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell’Europa e in particolare dell’Italia”. È quanto ha detto questa mattina Benedetto XVI nel suo discorso alla 56esima Assemblea dei vescovi italiani. Un discorso che è coinciso con quello di investitura del nuovo premier Romano Prodi al Senato. “La Chiesa è ben consapevole – ha detto il Papa – che alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio, cioè tra lo Stato e la Chiesa, ossia l’autonomia delle realtà temporali”. Secondo Benedetto XVI, “questa distinzione e autonomia la Chiesa non solo riconosce e rispetta, ma di essa si rallegra, come di un grande progresso dell’umanità e di una condizione fondamentale per la sua stessa libertà e l’adempimento della sua universale missione di salvezza”. […] Nelle parole del Papa, “a sua volta, una sana laicità dello Stato comporta senza dubbio che le realtà temporali si reggano secondo norme loro proprie, alle quali appartengono però anche quelle istanze etiche che trovano il loro fondamento nell’essenza stessa dell’uomo e pertanto rinviano in ultima analisi al Creatore”. […]
Fonte: Repubblica.it
Ecco l’errore: le istanze religiose (“che rinviano al Creatore”) così come quelle atee (che ritengono che un Creatore non esista) non appartengono, e non devono appartenere, alle norme delle realtà temporali. In ogni caso, la Chiesa cattolica ha rispolverato la citazione evangelica su “Dio e Cesare” solo recentemente, tant’è che non può citare alcuna opera esegetica su quel passo da parte di alcun Padre della Chiesa. E, comunque, con quella frase Gesù non ha certo spiegato cosa sia di Cesare e cosa sia di Dio: e ciò può portare a risultati ben poco laici. Come la richiesta di Ratzinger di affiggere i crocifissi negli edifici pubblici in quanto “simbolo di Dio”: forse che Gesù ha detto da qualche parte che gli edifici pubblici appartenevano a Cesare?