Su numerosi siti italiani antiabortisti e politici di destra circolano da tempo articoli che caldeggiano opinioni mediche di pericolosità e mortalità del prodotto farmacologico RU486. Si veda, ad esempio:
Fatti Sentire
Forza Nuova
Gli articoli si riferiscono alle dichiarazioni di Renate Klein, definita femminista
e radicale.
Una vecchia intervista a Renate Klein è stata pubblicata sul Foglio
Oggi un articolo di una (supposta ex) femminista italiana, Eugenia Roccella, è stato pubblicato sul quotidiano dei vescovi “Avvenire”, pur non citando esplicitamente la Klein. Scrive Roccella:
Chi in questi ultimi giorni avesse avuto sotto gli occhi la stampa americana, avrebbe notato subito lo spazio offerto al dibattito sulla Ru486, la pillola per l’interruzione chimica della gravidanza, che in Italia è ancora simbolo di un aborto semplice, indolore, sicuro. Dall’austero Wall Street Journal fino al Washington Post e al New York Times, i giornali Usa erano e sono pieni di articoli sui dubbi, i timori, lo scandalo suscitato dalla ininterrotta sequenza di donne morte a seguito di un aborto chimico, e ogni giorno sull’argomento ci sono nuove notizie. L’ultimo annuncio di morte è stato dato, con drammatico tempismo, pochi giorni fa, durante i lavori di un importante convegno scientifico sul rapporto tra la pillola abortiva e alcune infezioni letali; ma forse quella tragedia non è nemmeno l’ultima, e le agenzie avvertono che è probabile ci siano state, nel frattempo, nuove morti.
Fonte: Avvenire
Ci scrive in proposito una nostra socia:
Ovviamente i pensieri della Klein non sono supportati da alcuna documentazione scientifica ufficiale, mentre la scienza comunica con metodi di pubblicazione ben codificati ed internazionalmente riconosciuti. È apodittico che ogni farmaco comporti controindicazioni ed effetti indesiderati ma le pubblicazioni scientifiche a riguardo di mifepristone smentiscono le asserzioni apocalittiche della propaganda. Per quanto concerne RU486 vi è dettagliata e proficua documentazione scientifica in inglese e francese. In Italia sappiamo perché manchi. Inoltre eventuali pubblicazioni tecniche, mediche e farmacologiche non sarebbero accessibili o comprensibili all’utente non dei settori. Noto, quindi, la difficoltà di reperire una corretta controinformazione in documenti italiani e credo che servano chiare smentite per salvare dall’abbindolamento molti lettori. Pertanto Vi consiglierei di prendere visione delle dichiarazioni in proposito della Dr.ssa Edith Weisberg Direttore di Ricerca del Sydney Centre for Reproductive Health Research
sul sito del Sexual Health & Family Planning Australia
Su un altro paladino degli antiabortisti, il dottor Miech, si legga invece
l’intervento di Giuseppe Regalzi su Bioetica Blogspot