Candidato presidente in nome di Allah e di Marianne: che incredibile commistione! Soheib Bencheikh era un muftí… senza moschea – «in partibus» – vien voglia di citare latinamente, e non sarebbe una forzatura perchè tutte le fedi istituzionalizzate si assomigliano quando inventano gli strumenti per mettere ai margini coloro che disturbano. Resterà un aspirante presidente della République senza Eliseo: perchè la Francia dei sei milioni di musulmani ma dove un cittadino su tre beccheggia sulle idee del Front National non voterà certo nel 2007 un arabo e musulmano. Che ha fatto finta di non accorgersi della sua candidatura. Sarà arduo per lui raccogliere anche le 500 firme di sindaci necessarie per registrare la candidatura. E allora perché mischiarsi al plotone dei 17 aspiranti? Per rompere solo un tabù, per segnare narcisisticamente una prima volta? Per lui «questa candidatura è uno choc, e bisogna abituarsi a certi choc». E la sua voce che incide come un timbro a secco spiega che è una candidatura «laica»: «Siamo in un paese democratico che ha accordato gli stessi diritti a tutti i cittadini. Chi è portatore di un messaggio valido, di una idea innovatrice ha il diritto di battersi in suo nome. E poi voglio rendere banale, normale che un arabo e un musulmano abbia il diritto di aspirare alla massima carica della Repubblica». […]
Il testo integrale dell’articolo di Domenico Quirico è stato pubblicato su Stampaweb