Fino a ieri era venerato come la reincarnazione del dio Vishnu. Oggi, il re-dio Gyanendra Bir Bikram Shah Dev è poco più di un normale cittadino. Ha perso ogni potere politico, il suo forte esercito e persino la facoltà di scegliere l’erede al trono. Con la risoluzione 2063, votata all’unanimità, il neo parlamento nepalese è diventato la suprema autorità del paese. E quello che prima era il «governo di suaMaestà del Nepal» ora è il «governo del Nepal», che da nazione hindu è diventato stato laico. Una svolta decisiva, che non ha precedenti nella storia politica e culturale del piccolo regno himalayano. […] Il re che aveva il controllo di tutte le forze di sicurezza del paese (90.000 uomini) e la carica di comandante in capo ora si ritrova in un angolo, prigioniero del suo palazzo e costretto a un ruolo puramente cerimoniale. Senza più il diritto di avere l’ultima parola sulle questioni del paese, privato di privilegi secolari come l’immunità, l’esenzione dalle tasse e la possibilità di accedere senza limiti alle casse statali. Ora sarà il parlamento a fare i conti in tasca a Gyanendra e a stabilire la rendita della famiglia reale. Così ha deciso la Camera dei Rappresentanti, che si è espressa in meno di due ore dalla presentazione delle riforme illustrate dall’anziano primoministro Girija Prasad Koirala, colto da malore alla fine della seduta. Ma la magna charta nepalese sottoscritta ieri a Kathmandu (e che tra pochi giorni diventerà legge) non è che il primo passo verso la conquista della democrazia. Quello successivo è l’elezione di un’assemblea costituente che trasformi radicalmente le istituzioni nepalesi. Per questo, nei giorni scorsi, centinaia di persone sono scese di nuovo in strada per protestare contro la lentezza della coalizione al potere: proprio l’incertezza e l’instabilità del parlamento decretarono il successo del golpe reale del 2005. […]
Il testo integrale dell’articolo di Gaia Vendettuoli è stato pubblicato sul sito del Manifesto