Radicali e Rosa nel pugno: «Brava Bindi»

Fioccano i commenti all’intervista a Rosy Bindi pubblicata sul Corriere della Sera, in cui il neoministro per la Famiglia parla dei diritti per le coppie di fatto. Un plauso arriva da Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani, e della segreteria della Rosa nel pugno. «Bindi, dalle unioni civili alla fecondazione assistita, compie e fa compiere al dibattito un positivo passo in avanti – ha detto Capezzone a Radio Radicale -. Mi pare che la neoministra della famiglia abbia dato una bella e coraggiosa prova di laicità». «Brava e coraggiosa»: così Emma Bonino definisce la collega, sottolineando che l’intervista contiene «due importanti aperture, una sulla procreazione assistita e una sulla necessità pubblicistica delle unioni di fatto». «Per la prima volta il riconoscimento pubblico delle unioni civili non sembra più uno scoglio insormontabile» commentano le deputate di Rifondazione comunista Vladimir Luxuria e Titti De Simone. Soddisfatto anche il vicepresidente dell’Ulivo in Senato, Luigi Zanda. «L’intervista conferma quanto sia stata felice l’intuizione di Romano Prodi di istituire, per la prima volta nella storia italiana, il ministero della Famiglia, affidandone la guida a Rosi Bindi». Come prevedibile, dal centrodestra fioccano critiche e in particolare dall’Udc. «Nel programma confuso e contraddittorio del neoministro della famiglia non c’è nulla di cattolico» tuona Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc. «La Bindi ha già dimenticato l’esito del referendum sulla fecondazione assistita» gli fa eco Maurizio Roncini, senatore dell’Udc, […] Per Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della consulta etico-religiosa di An, «con questo governo saranno tempi duri per la difesa e la promozione della famiglia naturale, legittima e costituzionale». […] Su famiglia, Pacs e fecondazione eterologa il ministro della Famiglia Rosi Bindi dica chiaramente cosa vuole fare afferma invece il senatore Alfredo Mantovano (An). «Quanto dichiara il neo ministro – secondo Mantovano – riproduce lo schema già adoperato per vari argomenti controversi dal presidente del Consiglio: uno schema che, nel tentativo di tenere insieme le ali della sinistra radicale e la parte meno estremista della coalizione, potrebbe definirsi del “sì, vedremo”».
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