Lettera da un lettore

Gentile direttore, Benedetto XVI, in occasione dell’iniziativa promossa dal programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha parlato a favore dei poveri e contro la fame nel mondo. Bisogna riconoscere che da più di un secolo l’atteggiamento della Chiesa verso i poveri è radicalmente cambiato. Prima, infatti, la sua preoccupazione non era tanto di eliminare la povertà, ma di aiutare semplicemente i poveri, che potevano tranquillamente continuare ad esistere in una società cristiana, giacché era capitata loro la fortuna di vivere nella gioia e nella beatitudine, essendo già in possesso del Regno (cf ancora oggi il n. 2546 del Catechismo). Gesù, invece, non desiderava che l’uomo facesse del denaro il proprio dio, predicava il distacco dai beni, ma certamente non voleva la povertà, intesa come mancanza del necessario per vivere. L’atteggiamento della Chiesa, per fortuna, è cambiato sul finire del secolo XIX, con l’Enciclica Rerum novarum, cui hanno fatto seguito diverse altre Encicliche sociali. Tuttavia ancora oggi la sua posizione nei riguardi dei poveri non è simile a quella di Cristo. Gesù, per parlare ai poveri, si mise volontariamente nella condizione di non avere dove reclinare il capo (Mt 8,20), ed inoltre redarguiva ricchi e potenti. La Chiesa è ricca è potente, e quindi non può redarguire se stessa; e papi e cardinali parlano ai poveri, ma vivono tra ori e marmi preziosi, ben nutriti, e con indosso vesti di stoffa pregiata.
Renato Pierri
Autore dei libri “Il quarto segreto di Fatima” e “La sposa di Gesù crocifisso” (Kaos edizioni)

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