[…] Nessuno avrebbe mai immaginato la inusuale denuncia pubblica resa da don Giovanni Gagliardi, parroco della cattedrale di Avezzano il quale ha affisso fuori della chiesa alcuni cartelli con i quali ha comunicato la ferale notizia di non poter più elargire elemosine per mancanza di fondi. La circostanza è stata ribadita ai fedeli dall’altare. «In diciotto anni non mi era mai capitata una circostanza del genere – ha detto don Giovanni – non posso fare più elemosine per i poveri». L’ottimo presule della chiesa principale di Avezzano ha anche aggiunto di avere sempre assistito almeno trecento bisognosi che si sono avvalsi della solidarietà cristiana. Ma questo mese anche don Giovanni ha dovuto dire ”stop”. Il perché è facilmente comprensibile: le entrare nelle famiglie dei ”benefattori” sono evidentemente diminuite, mentre sono aumentate le esigenze di chi soffre, non trova lavoro, insomma ha in qualche modo bisogno della solidarietà degli altri. […]
Fonte: il Messaggero
Se la Chiesa cattolica non destinasse una parte così piccola del suo 8 per mille statale alla carità (30 milioni di euro nel 2005), e non ne destinasse una parte ben più cospicua alla costruzione di inutili nuove chiese (130 milioni di euro nel 2005), forse avrebbe più fondi da dare ai poveri, e forse i tanti sinceri cattolici italiani sarebbero più disponibili a dare anche il proprio contributo. Se lo Stato non devolvesse così tante risorse a finanziare la Chiesa cattolica (quasi 3 miliardi di euro l’anno, secondo stime), forse avrebbe più risorse per fare fronte alla povertà.