Dov’era la Chiesa ad Auschwitz? Perché il silenzio di papa Pio XII? Queste sono le domande decisive per noi oggi. Pensiamo quale effetto liberatorio e illuminante per tutti (cattolici e laici, e ovviamente per gli ebrei) avrebbero avuto queste domande se fossero state espresse pubblicamente da Benedetto XVI. […] È questa invece l’occasione mancata da Benedetto XVI, che pure continua a essere presentato come un sottile teologo e un sensibile intellettuale. In realtà ha reagito – in tono minore e misurato com’è nel suo stile – secondo la stessa logica che ha guidato il suo lontano predecessore Pacelli: il primato della Chiesa-istituzione è al di sopra di ogni sospetto, di ogni domanda. […] Il suggestivo motivo del «silenzio di Dio» è preso – come è noto – dalla cultura ebraica. Davanti alla Shoah o subito dopo la scoperta delle sue terrificanti proporzioni furono per primi gli ebrei a chiedersi «dov’era Dio?». Ma questa domanda ha una sua specifica profonda radice nella religiosità ebraica, nell’idea stessa della Divinità. La Bibbia è piena di angosciose domande sull’assenza di Dio o sul suo abbandonarci. Trasportare questa problematica entro una cultura e una teologia come quella cattolica suona come un’operazione di trapianto un po’ artificioso. Soprattutto quando è in gioco la potente istituzione della Chiesa. Era la Chiesa, non Dio che era assente ad Auschwitz.
Il testo integrale dell’articolo di Gian Enrico Rusconi è stato pubblicato sulla Stampa
Sull’argomento, segnaliamo la pubblicazione su “Avvenire” di una lettera di Gad Lerner e la risposta del direttore dell’Avvenire Dino Boffo.