Secondo il fondatore, un’ausiliaria non poteva aspirare ad essere più che una buona serva…Mi dissero che, se avessi seguito la volontà di Dio, la situazione della mia famiglia sarebbe migliorata…Censuravano la mia posta in entrata e in uscita, controllavano le mie telefonate e frugavano tra i miei effetti personali. Dovevo fare un resoconto alle direttrici sulle mie attività giornaliere. Dovevo consegnare quel poco di denaro che avevo. Ciò che mi disturbò di più a quel tempo era il modo in cui i membri dell’Opus Dei analizzavano e guidavano il mio rapporto con la famiglia.Le numerarie mangiavano in sale da pranzo separate con cibi di qualità migliore; noi invece mangiavamo gli avanzi. […]
Il testo integrale della testimonianza di una donna che ha vissuto per sette anni dell’Opus Dei è stato pubblicato sul sito Indymedia