Golpe di Mussi contro la Carta Etica europea.
L’Italia ha ritirato la sua adesione alla Dichiarazione etica della Unione europea contraria all’utilizzo delle cellule staminali embrionali per fini di ricerca, che il governo precedente aveva firmato in novembre. Polonia, Slovacchia, Austria e Germania rimangono così i soli membri dell’Unione programmaticamente sfavorevoli all’uso di embrioni umani. L’Italia, che pure con la sua legge 40 vieta questo utilizzo, si è sfilata dall’esigua minoranza di contrari, benchè il referendum dello scorso giugno abbia bocciato tutte le abrogazioni pretese dal fronte radicale, e anche l’abolizione del divieto di ricerca. […] Qui si va oltre un’esternazione sui Pacs, o sull’adozione della pillola abortiva. Qui si cancella da un giorno all’altro l’adesione a una dichiarazione europea, sia pure d’intenti, ma estremamente rilevante, e fedele, nella volontà espressa, a ciò che hanno manifestato i cittadini. Possibile davvero, che un ministro autonomamente faccia queste scelte? E che ne dicono quegli esponenti dello stesso governo, che un anno fa avevano posizioni ben diverse? Oppure, davvero in questo governo si può fare e disfare ciò che si vuole, ognuno per sé e Dio – si spera – per tutti? […] Esultano i soliti: Bonino e Capezzone, mentre alcuni di Ds e Rifondazione si “rallegrano” con Mussi. Dimentichi, come nulla fosse stato, di quel 12 giugno, del secco schiaffo preso da chi si illudeva di un’Italia plebiscitaria su libere provette e libera ricerca sul principio dell’uomo. Un referendum popolare, certo. Ma pochi disprezzano di più la volontà popolare, che i suoi primi paladini, quando non coincida con il loro corretto pensare. Quando, è evidente, questa volontà sia malguidata, oscurantista e ignorante. Allora, appena si può, si va Bruxelles e si traccia brevemente un rigo. Nel nome del Progresso e della Ricerca, di quel Bene che qualcuno vuole darci per forza.
Il testo integrale dell’articolo di Marina Corradi è stato pubblicato sul sito di Avvenire