L’ultimo cataro bruciò nel 1321. Tra processi, condanne e crociate, alla Chiesa era servito più di un secolo per estinguere quel «cancro» che serpeggiava tra le file dei suoi fedeli. Per combatterlo aveva anche inventato un nuovo strumento, chiamandolo Inquisizione. Aveva lanciato nella mischia santi e fanti, predicatori e torturatori, riconvertiti e professori. S’era applicata alla distruzione delle loro opere, di quei «puri» come li aveva etimologizzati Ecberto di Schönau: catharos, id est puros. […] Certo ai chierici del XII-XIII secolo dovette sembrare che un demonio li avesse partoriti, i catari: perché avevano successo proprio là dove non avrebbero dovuto. Condannavano la carne, e la gente li stava a sentire. E intendevano proprio il corpo, quello fisico: muscoli e ossa, sperma e coito, tutto ciò che faceva parte del mondo carnale era, secondo loro, figlio del Demonio, in opposizione inconciliabile con lo spirito creato da Dio. Non parlavano dunque della carne al modo dei Padri e dei monaci, che si riferivano con quella parola alla tendenza al male presente nell’uomo. Erano proprio convinti che il corpo fosse una prigione per l’anima. Erano veri e propri dualisti, e a qualcuno venne sulle labbra un’antica parola: manichei, seguaci di un dualismo nefasto già sconfitto dalla Chiesa dei tempi che furono. Nel frattempo i «perfetti» catari stupivano i contemporanei per l’austerità di vita: mangiavano poco e chiedevano ancor meno ai loro «credenti», i seguaci che potevano continuare a vivere alla bell’e meglio salvo farsi «consolare» con l’imposizione delle mani di un «perfetto» giusto prima di morire, aprendosi così la via per il Paradiso. Altrimenti si sarebbero reincarnati in uomo o in bestia, a seconda della vita precedente. La prima risposta della Chiesa era stata di condanna ma anche espressamente pacifica: qualche rogo, isolato, si era sì acceso per l’Europa, ma per il predicatore cattolico ufficiale – quel gigante d’un san Bernardo – i catari andavano convinti «con le parole, non con la forza». […] Si arrivò così alle crociate (e ai roghi) che spazzarono la Linguadoca, volte in prima battuta contro i poteri laici renitenti davanti al compito comune di difesa dell’ortodossia, e cioè ribelli al volere di Roma. Questo snodo è cruciale, tanto che gli storici di mezzo mondo si arrovellano da decenni intorno a un punto: gli eretici ci furono davvero, oppure furono il parto di un «discorso» ecclesiastico? Non fu cioè la Chiesa a «creare» gli eretici, accusandoli a bella posta di crimini e misfatti per poi farli fuori secondo il proprio tornaconto? […] Ma, a parte il fatto che di testi catari ne conosciamo a sufficienza, e che gli enormi sforzi ecclesiastici ed ecclesiali indicano una realtà piuttosto che un «discorso», il problema dei catari si pose in maniera davvero ardua per i medievali: giacché essi pensarono in buona fede a un’eresia, ma non si resero conto di affrontare una religione «altra», diversa in essenza dal cristianesimo, anche se di questo aveva alcune movenze. E fu proprio questa alterità profonda la crisi ultima del catarismo, estintosi sì per la pressione esterna ma, anche e soprattutto, per l’esaurirsi del proprio fuoco interno.
Fonte: IlGiornale.it
O per il divampamento del fuoco esterno? Interessante notare che “il dualismo nefasto” era stato sconfitto dalla Chiesa ai tempi che furono: mi sembrava che a catechismo mi insegnassero che noi abbiamo un corpo mortale ed un’anima immortale… ma forse mi confondo.