Il via libera di Mussi alla sperimentazione sugli embrioni non nasce da una «questione di coscienza» ma è una scelta dettata da opportunità, se non addirittura da opportunismo, politico. Dalle pagine dell’Avvenire i vescovi chiedono al premier Romano Prodi di mostrare «coerenza» con la legge 40 che vieta qualsiasi uso dell’embrione, confermando «il sostegno alla dichiarazione etica» sottoscritta da alcuni Paesi europei di forte tradizione cattolica. Un blocco di minoranza (Germania, Austria, Polonia) che di fatto aveva bloccato i finanziamenti europei destinati alla ricerca sulle staminali embrionali. Senza la firma dell’Italia il tappo salta. L’occasione per cambiare di nuovo il corso della storia sarà il dibattito «sulla mozione presentata da Alfredo Mantovano e Gaetano Quagliariello» che chiede appunto di riapporre la firma dell’Italia a quel documento. […] Non è la prima volta che l’Avvenire attacca direttamente un esponente del governo. Da quando Romano Prodi si è insediato a Palazzo Chigi sul quotidiano dei vescovi si sono moltiplicati gli interventi critici nei confronti dei singoli ministri. Ma certamente le gerarchie ecclesiastiche si fanno sempre più diffidenti nei confronti del premier e soprattutto della sua capacità di tenere a freno le rivendicazioni dell’ala laica. […] L’apertura della Bindi al riconoscimento delle unioni di fatto, Pacs, poi smentita dalla stessa Bindi è comunque costata al ministro una dura reprimenda da parte dei vescovi. Questa volta però l’attacco a Mussi è molto più duro. Avvenire mostra di non credere affatto ai «tormenti interiori» di Mussi perché, scrive la Roccella, «il ministro ha semplicemente sovrapposto la propria scelta etica a quella degli italiani, nonostante fosse stata confermata da un referendum dall’esito schiacciante». E a Mussi che sosteneva di aver liberato l’Italia «da un isolamento imbarazzante» la Roccella fa osservare che «l’alleanza con la Germania, spesso ardentemente inseguita, questa volta viene snobbata senza pentimenti». Alla scelta di Mussi vengono opposte anche ragioni scientifiche, ricordando come «una ricerca che non accetta soglie di rispetto nei confronti della vita umana, ha succhiato immensi flussi di denaro, senza risultato, finendo impantanata tra i brevetti inutilizzati, le finte clonazioni terapeutiche della Corea del Sud e le aspettative deluse dei malati». Dunque, accusa il quotidiano dei vescovi, «quella del ministro è stata una scelta politica non un’obiezione etica» […] Però, conclude l’Avvenire, «c’è ancora una possibilità di tornare indietro». Perché tra qualche settimana «si aprirà il dibattito sulla mozione presentata da Alfredo Mantovano e Gaetano Quagliariello con cui si chiede, in coerenza con la legge 40, di confermare il sostegno alla dichiarazione etica». A questo punto Prodi dovrà scoprire le carte e «si vedrà se le assicurazioni offerte dal governo in questi giorni salvaguardano gli italiani dagli infelici esiti dei dilemmi personali del ministro Mussi».
Fonte: IlGiornale.it