8 per mille, tutti i numeri di un labirinto

Trasparenza e chiarezza Parlando di otto per mille le due parole dovrebbero essere superflue. Ma, alla vigilia della presentazione delle dichiarazioni dei redditi, il miliardo di euro della ripartizione annuale della quota Irpef sancita dalla legge 222/85 diventa un montepremi da «controllare» con attenzione. Non sempre, infatti, l’utilizzo del denaro corrisponde alle motivazioni dei contribuenti e spesso l´informazione non è esaustiva. Fin dall’istituzione della legge il principale beneficiario dei proventi dell’otto per mille, con una quota che nel 2005 è stata di 984 milioni di euro, è stato la chiesa cattolica. Grazie al meccanismo che prevede la ripartizione delle quote non dichiarate (il 65% dei contribuenti lascia la casella in bianco) sulla base di quelle espresse la Chiesa ottiene circa l’87% delle risorse complessive, pur avendo il 33% delle firme dei contribuenti. Al privilegio economico si somma quello cronologico. Delle sei confessioni religiose ammesse (più lo Stato), infatti, solo la chiesa cattolica gode di un sostanzioso anticipo sulle proprie quote. Anticipo che nel 2005 ha fruttato alla Conferenza episcopale italiana un assegno di 854 milioni di euro sull’anno in corso, mentre le altre confessioni ricevevano i soldi relativi ai redditi del 2001. Ciononostante, in termini percentuali, la chiesa cattolica è quella che spende meno per opere di carità. Dei 984 milioni di euro “solo” 195 (meno del 20%) sono stati destinati a opere di carità in Italia o nel mondo. Di questi, 85 alle diocesi, 80 per interventi nel terzo mondo, e 30 per «esigenze caritative di livello nazionale». Il resto, 789 milioni di euro, serve a mantenere la “macchina”, diviso tra esigenze di culto (471,3 milioni) e sostentamento del clero (315 milioni). Cifre non ulteriormente specificate in nessuno dei siti afferenti alla Cei (www.chiesacattolica.it, www.8xmille.it, www.sovvenire.it), né nella campagna pubblicitaria per il 2006, ma che appaiono dissonanti rispetto alla scelta delle foto negli spot: grandi immagini di interventi caritativi (e piccole percentuali) e piccolo riquadri per il culto (ma con grandi somme). […]
Il testo integrale dell’articolo di Fabio Amato è stato pubblicato sul sito dell’Unità

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