«Sarebbe bello se questi incontri su pace e religioni non li facessimo solo qui in Toscana, ma anche nel Caucaso». Aveva detto così, qualche settimana fa a Rondine, la Cittadella della Pace vicino ad Arezzo, il mufti della Cecenia, Sultan Mizraiev. […] Perché in questi giorni, nella martoriata Grozny, si tiene un incontro internazionale su un tema cruciale come islam e fondamentalismo. È stato proprio il muftì a volerlo. E non per spirito buonista, ma per un timore profondo. «Nel Caucaso – spiega infatti senza mezze parole – non si sta facendo abbastanza contro i wahhabiti. Se va avanti così c’è il pericolo di una nuova Beslan». -Muftì Mizraiev, qual è lo spirito dell’incontro di Grozny? R:Si tratta di un forum internazionale con la presenza soprattutto di delegazioni musulmane, provenienti dal resto del Caucaso, dall’Inghilterra, dai Paesi arabi. Ma sono state invitate anche personalità ortodosse da Mosca. Partecipando in Italia a questi incontri, abbiamo capito quanto siano importanti i passi avanti nei rapporti tra cristiani e musulmani. […] -A tema anche la libertà religiosa? R:Parla l’esempio della Cecenia: da noi durante la guerra molti cristiani ortodossi erano fuggiti. Adesso il governo si sta dando da fare perché possano tornare. A Grozny abbiamo ricostruito la chiesa ortodossa dell’Arcangelo Michele; l’hanno riaperta a Pasqua, c’erano tante persone. Sono molte le moschee cecene rimaste distrutte dai bombardamenti durante la guerra; anche a Grozny quella principale è stata danneggiata. Ma per prima cosa abbiamo voluto ricostruire la chiesa ortodossa. Solo adesso che lo abbiamo fatto, anche noi musulmani possiamo rimettere in pi edi le nostre moschee con la coscienza pulita. -Perché ci tiene tanto al fatto che i cristiani ceceni ritornino a Grozny? Non teme nuove tensioni? R:Per quindici anni la violenza dei fondamentalisti ha colpito i cristiani proprio come tanti musulmani ceceni. Per questo è importante che chi è scappato possa tornare. Anche se non sono musulmani, in Russia, li chiamano comunque ceceni. A Grozny ci sono ancora le loro case, sono stati risistemati i loro cimiteri. Io dico: se siamo musulmani veri, se ubbidiamo al Corano, dobbiamo permettere che tornino a vivere in Cecenia. -Eppure nel Caucaso oggi c’è anche chi predica il contrario: il fondamentalismo dei wahahbiti è in forte crescita. R: I fondamentalisti islamici in Cecenia sono una minoranza. Ma hanno basi nelle Repubbliche vicine. A Grozny li affrontiamo da un punto di vista dottrinale, spiegando che il loro non è il vero islam. Abbiamo emesso anche una fatwa contro di loro. […]
L’intervista completa è presente sul sito di Avvenire