Aveva solo tre anni e tante vite alle spalle. La missione del Lama Gangchen viene da Est, dai monti del Tibet, ma la sua storia, il suo destino, è qui in Occidente. Un bambino diverso, una sensibilità e una mente sottile non comune. Chi esamina il bambino non ha dubbi: l’anima è trasmigrata. Troppe le coincidenze e le similitudini con un maestro guaritore vissuto prima di lui. I segni della reincarnazione appaiono da subito evidenti e inconfutabili. Lama Gangchen entra in monastero e inizia il suo percorso. Studia filosofia e i segreti della medicina tibetana. Passano una ventina d’anni e Lama Gangchen è pronto a rendere concreta la sua filosofia. Va in India per aiutare i malati, tra i suoi pazienti la Regina del Sikkim. Poi finalmente la svolta. Negli anni 80 iniziano i primi contatti con il modo occidentale. La sua missione diventa «trasmettere a tutti il messaggio e i principi del buddismo. Una filosofia che non si risolve nel misticismo ma che cerca di rendere un messaggio di pace da ritrovare nella vita quotidiana di ogni essere umano». Il buddismo non ha paura dell’incontro con gli altri, non costruisce muri, non è incompatibile con le altre fedi. È una filosofia aperta, che rispetta i valori comuni di tutte le tradizioni. Uno scambio tra Oriente e Occidente che non si è mai interrotto, che vuole rendere armonico il rapporto tra natura e modernità. […] E ha proprio come titolo «Effetti collaterali positivi» il quarto congresso Mondiale che si tiene a Verbania fino all’11 giugno, tra gli argomenti l’elogio della lentezza, la medicina alternativa, il rapporto tra etica e ambiente, effetti esterni dell’economia moderna. «Da quattro anni il congresso porta il mondo in questa cittadina» dice il lama. E anche quest’anno verranno dal mondo per discutere di un clima di pace «concreta» e non soltanto «predicata». […]
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