Gli italiani che dichiarano di frequentare con regolarità le funzioni religiose sono sempre meno. Dalla maggioranza assoluta, il 70%, degli anni ’50, si è scesi oggi al 27%, vale a dire sempre più vicino alla soglia di un quarto della popolazione. […]D’altro canto, le stesse autorità ecclesiastiche si sono rese conto che, malgrado la drastica diminuzione dei frequentanti alle messe, esse hanno mantenuto un’estesa autorevolezza e capacità di influenza. Dovute sia all’erodersi di importanza di altre appartenenze e ideologie sia, specialmente, al mantenimento, per gran parte della popolazione, di una «domanda» (e di un’identità) religiosa. Più dell’80% dichiara infatti di pregare. Tra costoro quasi il 60% lo fa almeno una volta alla settimana o tutti i giorni. Beninteso, anche in questo caso c’è un decremento: ad esempio, chi afferma di pregare ogni giorno era il 41% nel 1994 ed è il 34% oggi. Ma l’area di influenza della Chiesa e dei valori che essa propone resta talmente estesa, da non potere non incidere sulla formazione delle decisioni politiche e di governo. Specie se sono le stesse autorità ecclesiastiche a farsi promotrici di questa azione di influenza.
Il testo completo dell’articolo di Renato Mannheimer è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera