Non si possono «zittire voci forti, libere e assolutamente indipendenti» che tanti cattolici e la stessa Chiesa non mancano di levare «di fronte ai tentativi di limitare e inquinare lo spazio dell’umano nella nostra società». Così il quotidiano Avvenire – nell’editoriale dedicato all’«offensiva del ministro Mussi contro la legge 40» – critica quanti intendono affrontare i temi legati alla bioetica ispirandosi a «granitiche logiche di schieramento». […] L’impegno dei cattolici su temi bioetici, quali la ricerca sulle staminali – afferma il quotidiano della Conferenza episcopale italiana – è mosso dall’«idea di una società fondata sulla promozione integrale della persona umana» e non da una «cultura degli steccati» o «il sintomo di una regressione del cattolicesimo politico a clericalismo». «Il problema – afferma il vescovo di Como Alessandro Maggiolini – è quello di voler applicare uno schema politico ad una questione che è morale: la morale, in questo caso, è il sì o il no. […] Non si può dire che uso l’embrione a metà, non si può dire che è vita a metà. O lo è, o non lo è. Temo che ci sia chi ha perso la fede a metà e quella metà che è rimasta sia diventata un po’ inutile. Al di là delle battute, credo che dovrebbe essere naturale – continua il vescovo – l’esistenza di una posizione comune. E questo non riguarda solo i cattolici, perché ciò che la Chiesa difende in ambito di bioetica può essere compreso e condiviso, come grazie a Dio accade, anche da chi la fede non ce l’ha. Si tratta infatti di questioni che attengono alla ragione». […]
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