Svolta neo-con in Australia, dove il governo nazionale ha annullato una legge sui matrimoni di persone dello stesso sesso nella capitale della nazione, Canberra. Il procuratore generale, Philip Ruddock, ha detto che la legge federale ora chiarisce che sono ammessi solo i matrimoni tra uomo e donna e che le nuove leggi del governo del Territorio della Capitale Australiana (Act) prevedono che le unioni tra persone dello stesso sesso non vengano considerate valide a partire dalla mezzanotte (le 16 ora italiana) del 13 giugno. «Da quel momento non ci sarà più una base legale per la formazione di unioni civili nel Territorio della Capitale Australiana», ha fatto sapere Ruddock in un comunicato. La mossa del governo di ribaltare le leggi del Act – che garantivano alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie sposate descrivendo i matrimoni di questo tipo come «unioni civili» – rispecchia il tentativo del presidente degli Stati Uniti George W. Bush di bandire il matrimonio tra persone gay. Bush vorrebbe infatti che il Senato Usa approvasse un divieto costituzionale per impedire ai giudici di cambiare le leggi di stato, dopo che alcuni tribunali di stato dal 2003 hanno emesso sentenze per impedire all’assemblea legislativa di stato di vietare i matrimoni tra gay, spalancando le porte l’anno seguente alle prime unioni tra persone dello stesso sesso in America. Anche in Canada, diventato il quarto paese al mondo a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso a metà del 2005, il nuovo governo conservatore concederà un voto in parlamento per decidere se la legge debba essere ribaltata. L’opposizione laburista australiana, intanto, ha detto che il governo ha sbagliato ad intervenire sulle leggi che erano state approvate dal governo del Act, eletto democraticamente e che amministra la capitale della nazione Canberra.
L’articolo è stato pubblicato sul sito dell’Unità