Maxi-bolletta, il Vaticano non paga

[…] A Roma, nella contabilità delle aziende ex municipalizzate che forniscono beni primari per i cittadini, c’è anche l’Acea che vanta da anni uno stratosferico credito di 20,6 milioni di euro per debiti relativi ai canoni di depurazione e allontanamento delle acque reflue. E non da singoli cittadini, bensì da un intero Stato, il Vaticano. […] L’amministrazione della Santa Sede non ha mai ritenuto di doverla onorare appellandosi al diritto di uno “Stato sovrano” di non dover versare “imposte” a un altro Stato. […] Va anche detto che in realtà quelle vecchie “bollette” non saldate da parte dello Stato del Vaticano non sono un “buco” nei conti dell’Acea, bensì una voragine che incide sul bilancio comunale perché quei crediti risultano ancora “garantiti dal Comune di Roma” in caso di mancato pagamento.
Fonte: Repubblica, edizione di Roma.
… e se a questo aggiungiamo l’esenzione ICI sulla smisurata proprietà immobiliare vaticana, se ne deduce che le tasche degli acattolici romani si svuotano molto velocemente…

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