Riceviamo e pubblichiamo l’intervento tenuto ieri dalla Senatrice Maria Pellegatta (Comunisti Italiani-Verdi), in sede di seduta congiunta delle Commissioni Cultura e Sanità di Senato e Camera sullo sviluppo della ricerca scientifica.
Onorevoli Colleghi,
A me pare che lo spessore del fraintendimento che si era determinato nei giorni scorsi tra la decisione del Ministro per la Ricerca di ritirare la firma del nostro Paese dalla Dichiarazione etica, sottoscritta in sede europea nel novembre scorso con il fine di limitare o precludere la ricerca scientifica sulle cellule staminali, e la normativa italiana della Legge n. 40, si sia andato sciogliendo, anche nei mass-media. Un fraintendimento che, per certi versi, era stato alimentato ad arte.
L’iniziativa del Ministro non ha alcuna attinenza, né conseguenza sulla legislazione italiana.
Ma a questo proposito, non posso non riconoscere che essa è molto restrittiva e non posso non augurarmi che le forze politiche, il Parlamento, con il contributo della Comunità scientifica, tornino a discuterne partendo dal presupposto che la scienza evolve, non è statica. Dobbiamo sempre coltivare il dubbio, è necessario, indispensabile. Ma dobbiamo anche essere mossi dalla volontà di sostenere tutte le iniziative, scientificamente e rigorosamente fondate, che intendano combattere le malattie genetiche e invalidanti quali ad esempio il Parkinson e l’Alzheimer. Se la nostra legislazione è restrittiva, non per questo possiamo porci da ostacolo in sede europea, ostacolo per Paesi in cui la ricerca scientifica nel campo delle cellule staminali è sostenuta con proprie leggi.
Quella sottoscritta dall’ ex Ministro Moratti era una vera e propria pretesa e, come tutte le pretese, un po’ arrogante e integralista. L’iniziativa svolta dal Ministro Mussi a Strasburgo è stata corretta: risponde all’esigenza di tutela della laicità dello Stato, principio costituzionale che garantisce tutti, ed opportuna sul piano politico. L’iniziativa contribuisce a segnare una profonda discontinuità con il Governo espresso nella passata legislatura.
Una discontinuità. Per considerare finalmente la ricerca scientifica una risorsa indispensabile per una nazione che voglia svilupparsi e una grande peculiarità dell’Italia, purtroppo profondamente umiliata negli anni passati. Anche a questo scopo corrisponde la formazione di uno specifico Ministero dell’Università e della Ricerca, distinto da quello della Pubblica Istruzione. Nel nostro Paese c’è bisogno di grandi investimenti nella ricerca scientifica; non c’è solo però un problema di quantità di risorse, ma di discontinuità – lo ripeto- rispetto a scelte compiute dal precedente Governo che spesso corrispondevano ad opzioni ideologiche e a sudditanze integralistiche che finivano per deprimere insieme al dibattito ideale e politico il ruolo della scienza. Non dovremo ripetere, certo in questo campo le scelte di finanziamenti mirati a centri di ricerca e addirittura Università che rispondevano solo a finalità ideologiche affini a esponenti governativi, né adotteremo propositi di censura come è avvenuto addirittura con l’avversione all’insegnamento scolastico della teoria dell’evoluzione. Non ci sottrarremo a un dibattito rispettoso e impostato correttamente. Invitiamo il Ministro della Ricerca scientifica ad andare avanti in modo risoluto ad applicare il programma dell’Unione, a sanare i guasti prodotti dal precedente Governo e a liberare la scienza.
L’Italia è un Paese moderno, dispone di una comunità scientifica di prim’ordine e attenta. Ora la volontà politica deve essere quella di affrontare i problemi per quello che sono e di sostenere, in questo caso l’espressione non è retorica, chi cerca il bene comune.