Certo, nell’ultima settimana, i pronunciamenti dei tribunali francesi sulla cosiddetta “morte dolce” sono stati contraddittori e sembrano piu’ rispondere al caso per caso, a sensibilita’ diverse -di giudici, giurie popolari- piuttosto che alle indicazioni di una legge che pure c’ e’. Anche se da piu’ parti la si vorrebbe piu’ chiara. Due giorni fa un medico e una infermiera sono stati rinviati a giudizio davanti alla Corte d’assise della Dordogna per aver dato la morte, il 25 agosto 2003 -con il sostegno dei figli- ad una donna di 65 anni in fase terminale per un tumore. Ieri la Corte d’ assise di Maine-et-Loire ha assolto un uomo che l’ 11 gennaio 2003 aveva aiutato a morire la moglie, 29 anni, anche lei in fase terminale per un tumore. La giuria, composta in gran parte da donne, ha impiegato mezz’ora per dichiararlo non colpevole. Queste due decisioni della giustizia sono state definite “terribilmente contraddittorie” da un medico famoso come Bernard Kouchner, fondatore di Medici senza frontiere ed ex ministro socialista della sanita’. “Ci vuole un dibattito nazionale, bisogna parlare di come, in modo libero e chiaro, si potrebbe accompagnare la fine della vita”. Anche il sindaco di Parigi, il socialista Bertrand Delanoe’, ha chiesto di aprire il dibattito e di legiferare sul “diritto a morire nella dignita’”, aspicando che questa espressione possa trovar posto nel progetto del partito socialista, dove attualmente “non figura”. Secondo Delanoe’, infatti, “c’ e’ ancora troppa ipocrisia”. Una legge in Francia c’e’ sul “diritto a morire”. È stata approvata nell’aprile 2005. Il provvedimento non legalizza l’ eutanasia, ma prevede che le cure mediche non devono essere continuate “con ostinazione irragionevole”, una espressione questa preferita a quella di “accanimento terapeutico”. […]
Fonte: notiziario ADUC – Vivere & Morire