Gli islamisti salafiti in Libano

Tra i gruppi islamisti radicali salafiti presenti in Libano e in particolare a Sidone, ai margini del campo palestinese di Ain el Hilweh il più rilevante e noto è senza dubbio quello di Esbat al Ansar, fondato alla fine degli anni ottanta da Hisham Shreidi e dalla sua morte nel 1991, guidato da Abu Mohjen. Nel giugno del ‘99, dopo l’uccisione di tre giudici a Sidone, il governo libanese e la Siria dettero a malincuore il via libera ad al Fatah di riprendere il controllo del campo di Sidone per porre un freno all’attività di Esbat al Ansar. Parallelamente, nel gennaio del 2000, un misterioso gruppo di 300 islamisti tentò di creare un califfato islamico sulle montagne di Tripoli, a Dinnieh, scontrandosi a lungo con l’esercito che uccise o catturò tutti i componenti della setta tranne una ventina che riuscirono a rifugiarsi anche loro a Sidone e si unirono ad un gruppo ancora più estremo «Esbat al Nour». Con l’11 /9 Bush nomina Esbat al Ansar tra i 27 gruppi terroristici piu importanti ma l’establishment sunnita libanese, allora guidato da Rafiq Hariri, decide di non adottare alcuna misura eccezionale nei loro confronti. Nel luglio 2002 un islamista libanese Abu Hobeida uccide tre agenti a Sidone e fugge nel campo di Ein el Helwe. A questo punto Esbat al Ansar rompe con i gruppi piu radicali e si allea con Hamas e Fatah: Il fuggitivo viene preso e consegnato alle autorità che lo condannano a morte, i membri del gruppo Dinnieh vengono espulsi dal campo. Nel 2004 nasce l’organizzazone «Jund al Sham», i soldati del levante, ancora piu estrema che considera cristiani e sciiti come infedeli e che sarebbe collegata ad un omonimo gruppo terrorista siriano. Tra gli inquilini scomodi passati per il campo di Sidone c’è stato anche Ahmed Salim Miqati, accusato nel 2004, con Ismail al Khatib ( morto in carcere in circostanze poco chiare) di aver pianificato l’attentato all’ambasciata italiana di Beirut. Un anno dopo, nel giugno del 2005 gli ultimi tre menbri del gruppo ancora in carcere sarebbero usciti grazie all’intervento della famiglia Hariri che pagò la la cauzione e chiese, con successo, di inserire gli estremisti del gruppo Dinnieh nell’amnistia. Sembra quasi che importanti settori dell’establishment sunnita pro Usa abbiano deciso di coltivare queste forme di estremismo sunnita – illudendosi di poterle controllare – sia per usarle nel braccio di ferro con la comunità sciita, sia per destabilizzare il governo siriano. Al punto da non prendere neppure in considerazione le rivendicazioni di attentati o omicidi provenienti da quest’area, compresa quella dell’uccisione di Rafiq Hariri.
L’articolo è stato pubblicato sul sito del Manifesto

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