Violenze, arresti, persecuzioni, discriminazioni, ma anche torture e uccisioni per il solo fatto di credere o di professare la propria religione. In alcuni Paesi, come l’Arabia Saudita, basta solo possedere una Bibbia per finire in prigione. In altri, come le Maldive, addirittura non si ha diritto alla cittadinanza, se non si segue l’islam. In Sudan si viene esclusi dalla cerchia familiare se battezzati. In Nigeria si viene uccisi se si cambia religione. Ma dove i musulmani sono minoranza, tocca anche a loro venire perseguitati. E così gli ebrei nei Paesi arabi, o gli indù indiani in Pakistan. A quasi sessant’anni dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la libertà religiosa è ancora una chimera per milioni di persone al mondo. In molti Paesi questo fondamentale diritto umano non è nemmeno riconosciuto come tale. E negli ultimi anni si è assistito ad una recrudescenza delle violenze e delle persecuzioni verso i credenti, che hanno avuto il loro picco dopo l’11 settembre, nel clima di scontro di civiltà che s’è registrato. È quanto denuncia Asma Jahangir, relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di credo. In questi giorni in Italia per una serie di consultazioni presso la Santa Sede […] «La polarizzazione religiosa in atto in molte aree del mondo ha scatenato un accentuarsi delle violenze e delle discriminazioni», prosegue l’inviato Onu. «A rimetterci sono le minoranze religiose, che risultano le prime vittime del clima di scontro che si respira o viene alimentato su scala più vasta. E que sto si aggiunge alle limitazioni alla libertà religiosa che in molti Paesi si registrano da sempre. Il cammino verso l’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sulla religione è lungo, ma questo non deve scoraggiarci o fermarci in alcun modo. Le Nazioni Unite sono impegnate in prima linea e con forte convinzione a difesa della libertà religiosa di ogni uomo e di ogni donna. C’è una relazione molto stretta fra libertà religiosa e le altre libertà, a cominciare da quella di parola e di espressione. Dove manca una, manca anche l’altra». -Signora Jahangir, quali sono nel mondo le aree dove maggiore è la violazione della libertà religiosa? R: Purtroppo la libertà religiosa è un problema in vaste aree del mondo. Dalla Cina, dove l’intolleranza si esprime non solo verso i cristiani, ma anche verso i musulmani e verso i seguaci di Falun Gong, alla Corea del Nord; dal Vietnam all’Indonesia, a Bangladesh, India, Sri Lanka, per passare dai Paesi arabi a Iran e Iraq. O in molti Paesi dell’Africa, dal Sudan alla Somalia. Ma io indicherei anche l’Europa come area emergente di intolleranze verso chi crede. Faccio solo l’esempio della Francia che, con la nuova legge del 2004, ha di fatto stabilito limitazioni per chi esprime la propria fede e indossa simboli religiosi. E se è stata pensata per impedire alle donne musulmane di portare il chador, in realtà quella legge colpisce anche i credenti di altre fedi, compresi i cristiani che non possono portare croci superiori a una certa grandezza. -Non ha parlato delle Americhe. È forse il continente dove la libertà religiosa è maggiormente rispettata? R: Direi di sì, sia nell’America del Nord sia in quella del Sud. Anche se abbiamo casi anche lì di peggioramento della situazione. Pensiamo all’esempio di Guantanamo, dove assistiamo a continui attacchi al credo religioso dei prigionieri, spesso finiti nei guai proprio per aver manifestato la propria fede. Ma anche nel tollerante Canada assis tiamo a un crescere delle tensioni fra religioni. […] -Vi sono fedi che sono più perseguitate di altre? R: Dopo l’11 settembre sono aumentate le denunce di violenze contro i musulmani. Ma per polarizzazione registriamo anche un intensificarsi delle violenze verso i cristiani nei Paesi musulmani. Come pure verso gli ebrei, con un’escalation di fenomeni di antisemitismo. Non solo nei Paesi arabi e musulmani, ma anche in Europa. Complessivamente posso comunque dire che le violenze verso i cristiani nel mondo stanno aumentando in maniera considerevole. -Vi sono Paesi in cui non è ammessa la cittadinanza se non si appartiene ad una certa religione? R: Sì, esistono tre-quattro Paesi in cui la discriminazione è stabilita per legge. Tra questi le Maldive. In altri, dove non è indicata formalmente, di fatto vi sono forti penalizzazioni ad esercitare i propri diritti politici e civili se non si appartiene a una determinata religione. In altri ancora si subiscono pesanti limitazioni che riguardano la possibilità di mandare a scuola i propri figli o di svolgere un lavoro. In oltre 25 Paesi al mondo, poi, è proibito indossare simboli religiosi. Questo vuol dire che non è permesso ad un cristiano di portare la croce, o a un religioso o ad una suora di portare l’abito. […]
L’intervista completa a Asma Jahangir è raggiungibile sul sito di Avvenire