Furtivi. O plateali. Discreti. O pittoreschi. Si vedono ogni tanto, compaiono a volte quando meno te lo aspetti. Sono i gesti religiosi sui campi del mondiale. Lì, in quei catini di folla dove premono e si stipano ogni genere di passioni, e la grande mole di interessi. Di fronte all’occhio multiplo delle tv. Il segnetto minimo di croce, il bacio all’immaginetta, all’anello o al cielo. Quando la palla sfiora la traversa, o quando sta per essere battuto il calcio di rigore. Quando c’è una partita, Dio in qualche modo c’entra sempre. Per esser invocato, o bestemmiato. Ma c’entra. […] O in altri mille modi vediamo che Dio è chiamato a testimone del campo di gioco: col dito al cielo, o gli occhi, o il movimento delle labbra. Tra fede e scaramanzia. Tra rito e sortilegio. Verrebbe da dire che occorre che la vita sia una partita perché Dio, in qualche modo, c’entri. L’uomo che sta rischiando di vincere o di perdere, e che vive l’esistenza come un rischio vero, profondo, cerca Dio. La cosa peggiore nella nostra cultura è aver tolto dal senso comune della vita questo sentimento del rischio, questo giudizio d’esser sospesi tra una vittoria e una sconfitta. Questa sfida per la libertà. Come se la vita fosse solo una parentesi tra un niente e un niente. […] Un uomo che non è “in partita” non sa cosa farsene di Dio. Lo adora o lo ignora come un orpello, come una decorazione delle chiuse pareti dei giorni. Non c’è il campo aperto, non c’è avversità profonda ma solo ostacoli da aggirare come si può. […] Quei gesti furtivi, di varia specie. Come se in qualche modo questi giovanotti – alcuni strapagati, altri di buone speranze – sapessero che oltre a tutto c’è comunque un caso, un mistero. Insomma, qualcosa che non si riduce alla loro stessa abilità, alla esattezza degli schemi del mister. Come se il pallone, toccando terra o correndo morbidamente sull’erba avesse bisogno anche del tocco di Dio per andare dalla parte giusta, per infilarsi all’altezza giusta. […] L’idea o meglio le idee di Dio che vanno in scena al Mondiale di calcio sono le stesse che vivono e si agitano nella società di oggi. Solo che i gesti che le esprimono da Berlino vanno in mondovisione. Idee banali, se volete, o comode di Dio. Però Dio, che sicuramente ama il calcio, si “diverte” a intrufolarsi anche lì […]
Fonte: Avvenire.it