Parte il testamento biologico, online il «no» alle cure obbligate

Detto fatto. A Milano esordisce, per la prima volta in Italia, il testamento biologico. È un documento contro l’accanimento terapeutico: d’ora in avanti ogni adulto consenziente può dichiarare nero su bianco le cure mediche che vuole ricevere e quelle a cui intende rinunciare quando non sarà più in grado di decidere in modo autonomo. Annunciato la settimana scorsa, adesso il living will registry fortemente voluto dall’oncologo e fondatore dell’Istituto europeo oncologico (Ieo), Umberto Veronesi, diventa operativo. È un’iniziativa a favore dei diritti del malato che parte dal grattacielo di piazza Velasca, sede della Fondazione Umberto Veronesi. Al nono piano della torre ieri è stato presentato un facsimile di volontà anticipate. Il modulo sarà online a partire dal 20 giugno sul sito www.fondazioneveronesi.it. Per rifiutare di essere tenuti in vita artificialmente bastano sedici righe. Innanzitutto bisogna indicare nome, cognome, luogo e data di nascita, domicilio e numero della carta d’identità. Seguono poche frasi contro l’accanimento terapeutico da sottoscrivere «nel pieno delle facoltà mentali e in totale libertà di scelta»: «In caso sia di malattia o lesione traumatica cerebrale irreversibile e invalidante, sia di malattia che mi costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione – si legge nel documento – chiedo di non essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico né a idratazione e alimentazione forzate e artificiali in caso di impossibilità ad alimentarmi autonomamente». La carta di autodeterminazione va firmata: «Ovviamente – chiarisce l’ex ministro alla Sanità – le volontà potranno essere revocate o modificate in ogni momento con una successiva dichiarazione». È prevista anche un’indicazione sull’eventuale desiderio di donare gli organi. Il testamento biologico dev’essere accompagnato anche dalla nomina di una persona di fiducia che diventerà garante dell’attuazione delle proprie volontà. […]
Il testo integrale dell’articolo di Simona Ravizza è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera
Maggiori informazioni sul sito della Fondazione Umberto Veronesi

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