Tombe etrusche trasformate in case abusive

L’ultimo mistero etrusco è questo: chi abita nelle tombe scavate in una parete di roccia nel parco di Veio? Disperati sicuramente, immigrati dall’Est Europa probabilmente, che come topi sono costretti a uscire e rientrare nelle tane coadiuvati dalle tenebre. Le tombe sono almeno tre, cosiddette a cubicolo, un accenno di arco d’ingresso, una camera sepolcrale. Ci vuole un quarto d’ora di cammino dal piccolo abitato di Isola Farnese, che rientra nel territorio della capitale, e dal santuario di Apollo […] Si scala un terreno impervio e polveroso, i poveri abitanti delle caverne hanno incastrato dei rami ai quali aggrapparsi. In una delle tombe c’è una branda con un telo sopra, fra due pareti è sistemato un palo da dove pendono una ventina di camicie. […] Un tavolo, una cassetta della verdura e buste di plastica appese al muro. […] Siamo nel Parco di Veio, quindicimila ettari, venti chilometri a nord di Roma, fra la Cassia e la Flaminia, parco naturale e archeologico, attaccato dall’abusivismo edilizio e impegnato in una convivenza complessa con i nove Comuni che contiene. La città di Veio contese a Roma il controllo della riva destra del Tevere, fino a essere conquistata nel 396 avanti Cristo. Sotto al territorio del Parco riposano le rovine di Veio, sempre nei pressi di Isola Farnese, e migliaia di sepolcri (IX-VI secolo prima di Cristo), compresi quelli che danno rifugio ai cavernicoli forzati del 2006. Nel marzo dell’anno scorso i guardaparco segnalarono al direttore dell’area protetta, Roberto Sinibaldi, la situazione davanti a quelle tombe. Erano abitate, i dintorni ricoperti di rifiuti. Fu deciso un intervento di pulizia straordinario, numerosi camion portarono via plastiche e scarti. Le tombe però non vennero chiuse e sono state di nuovo occupate. Tutta la parte archeologica del parco, tombe incluse, è di competenza della Sovrintendenza del Lazio, che lamenta carenza di fondi, sia per gli scavi, sia per il mantenimento del poco che è emerso. Esattamente una settimana fa il nuovo ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli, ha presentato a decine di corrispondenti della stampa estera in Italia una nuova tomba, scoperta grazie a un predatore di oggetti etruschi pentito: battezzata «dei leoni ruggenti» e nominata «la più antica tomba etrusca dipinta del Mediterraneo occidentale». Il luogo di sepoltura principesco, datato 690 avanti Cristo, si trova, in linea d’aria, a circa un chilometro dai sepolcri abitati dagli uomini-topi. […] Per arrivare davanti al portoncino serrato delle «anatre» occorre fare un percorso da giungla vietnamita, rovi, cespugli e sterpaglie. Accanto alla tomba delle anatre ce ne sono altre due chiuse da altrettanti cancelli di ferro con lucchetti. Dentro una delle due si vede distintamente una branda. Di sicuro non apparteneva a un defunto del civilissimo e imperscrutabile popolo etrusco.
Fonte: Corriere.it

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