Un atto dal notaio contro l’accanimento terapeutico. D’ora in avanti rifiutare di essere tenuti in vita artificialmente in caso di grave malattia sarà come decidere a chi lasciare i propri beni. In entrambi i casi adesso si può fare testamento. Basta cure mediche a oltranza per chi non le desidera, niente più alimentazione forzata. Con una delibera votata all’unanimità, il Consiglio nazionale del notariato ieri ha dato il via libera al testamento di vita (o biologico). Da lunedì per ogni adulto capace di intendere e volere sarà possibile sottoscrivere in uno studio notarile, al costo di 25 euro, una dichiarazione di volontà anticipate con cui respingere i trattamenti che prolungano in modo artificiale le funzioni vitali. Con questa decisione l’ordine professionale di via Flaminia (composto da venti notai) raccoglie la proposta lanciata all’inizio di marzo da Umberto Veronesi. Fondatore dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) ed ex ministro della Sanità, l’oncologo è convinto che anche «il morire faccia parte di un corpus fondamentale di diritti individuali», come il formarsi una famiglia, il lavoro e la garanzia di una giustizia uguale per tutti: «Con il living will ognuno diventa protagonista della decisione di come e quando prolungare con le nuove tecnologie la propria vita – ribadisce Veronesi -. Senza che la sua conclusione naturale sia rimandata per giorni, mesi o anni». […]
Il testo integrale dell’articolo di Simona Ravizza è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera