Cara studentessa, caro studente, ti scrivo nella mia qualifica di docente di religione cattolica di un liceo scientifico statale di Milano. A settembre 2006 inizia il nuovo anno scolastico e tu non sarai tra i banchi durante l’ora di religione perchè il 31 gennaio scorso hai scelto, infatti, di non avvalerti di questo insegnamento insieme ad altri 100 mila studenti della Diocesi di Milano che è la più grande d’Europa. Un numero, comunque, elevatissimo che parla da solo, più di qualsiasi analisi sociologica, e più di ogni riflessione. Hai preferito – con la tua scelta – la libera uscita dalla scuola che ti consente una “vacanza” durante quest’ora in cui puoi andare al bar, al parco della scuola a fumare una sigaretta, oppure andare da Mc Donald’s a fare uno spuntino. Cioè, mentre i tuoi compagni sono in classe col docente di religione a svolgere una lezione culturale sulla Bibbia, il libro che permea la civiltà occidentale da millenni, tu hai scelto il disimpegno scolastico che io considero altamente diseducativo, e fai altro. Del resto, una sentenza della Corte Costituzionale del ‘91 te lo consente, e tu aprofitti di questa “opportunità”, senza forse valutare bene le conseguenze della tua scelta sulla tua formazione culturale. Un’altra ragione che ti ha indotto a lasciare l’ora di religione potrebbe essere la programmazione che svolge l’insegnante: troppo difficile, incomprensibile e inaccessibile per i tuoi 16- 17 anni. Ma cosa intende il docente di religione cattolica quando parla di fenomenologia della religione, delle domande di senso, della transustanziazione, della redenzione e della grazia? Oppure, ti lamenti e dici: “lui mi interroga e fa le verifiche scritte, proprio come gli altri proff.?” È meglio allora non fare religione e fare un’ ora di studio individuale in un’altra classe con i miei compagni, piuttosto che ascoltare lezioni difficili e impegnative. […]
Il testo integrale della lettera di Alberto Giannino, presidente dell’Associazione Docenti Cattolici, è stato pubblicato sul sito Orizzonte Scuola
Giannino l’ha fatto un’altra volta: già a febbraio aveva inviato una lettera praticamente identica. Buon segno: vuol dire che gli studenti milanesi hanno la testa sulle spalle. Resta tuttavia la scandalosa arroganza dell’estensore, probabilmente al di là di quanto consente la legge.
Ultimissima del 24 febbraio sull’iniziativa di Giannino
Abbiamo ricevuto questo commento da un nostro lettore:
Possibile che nessuno sia capace di spiegare a questo signore quanto il concorso pubblico fatto per gli insegnanti di religione abbia contribuito, e possa ancora potenzialmente contribuire, al calo del numero degli avvalentisi? Se gli studenti sapessero come vengono reclutati i docenti, probabilmente sarebbero ancora di più quelli che optano per attività alternative: perché uno dovrebbe avvalersi di un insegnamento che in futuro potrebbe essergli vietato impartire? Per insegnare inglese basta aver studiato l’inglese, e chi ha studiato matematica può insegnare matematica. La religione cattolica invece si può insegnare solo con l’idoneità del vescovo. A questo punto se a uno non interessa essere giudicato “idoneo” dai vescovi perché dovrebbe seguire l’ora di religione?