Vittorio Emanuele volò in Vaticano, atterrando a Ciampino, mentre le leggi italiane sul suo rimpatrio lo vietavano. E ci riuscì attraverso i favori di un arcivescovo lucano: monsignor Francesco Camaldo. Lo afferma uno degli indagati nel processo sul Savoia: Massimo Pizza. Che chiama in causa la massoneria, il Vaticano e l’ex presidente Cossiga. […] Massimo Pizza, interrogato riguardo il Somalia gate nell’aprile di quest’anno, conferma questi intrecci. «Credo che Achille De Luca si sia rivolto a lei anche per far sparire un sito internet…», domanda il pm John Henry Woodcock. «Certo», risponde Pizza, «Che parlava contro Camaldo». «E come l’ha fatto sparire?» continua Woodcock. «Che ne so. È sparito», replica Pizza. E aggiunge: «De Luca è quello che ha organizzato il viaggio segreto del Re con il Vaticano. Ora le dico un fatto inedito. L’Italia aveva il problema di non poter fare atterrare sul suo suolo Vittorio Emanuele». «Ma prima del rimpatrio?», chiede il pm. «Eh. Ed è venuto a Roma ed è andato in Vaticano, ricevuto dal Papa e dal Cardinale. Come hanno fatto? Il signor Camaldo, il signor Massimo Pizza e il signor Achille De Luca, si sono inventati il corridoio diplomatico: aereo privato fino a Ciampino, zona internazionale, la macchina diplomatica del Vaticano sotto l’aereo, sale dentro e lo porta in Vaticano. Lui per lo Stato non ha messo piede in Italia». «Ma è una cosa istituzionale?», chiede Woodcock. «No, è una cosa che ci siamo inventati».
Sulla massoneria potentina Pizza dice: «Sono due, le gran logge d’Italia. Una in Calabria, l’altra in Basilicata. Se lei va a vedere i componenti per esempio della loggia, della gran di Calabria e va indietro, ricostruisce esattamente una parte di rapporti italiani che ci sono stati, ma ricostruisce la trasformazione organica della criminalità organizzata calabrese all’interno delle istituzioni» […]
Il testo integrale dell’articolo di Antonio Massari è stato pubblicato sul sito del Manifesto