Si potrebbe dire: “Gli ebrei italiani stanno a guardare” aspettando una posizione politica più chiara contro i rischi di un rinascente antisemitismo. È in buona sostanza quello che è scaturito ieri, a Roma, nella seconda giornata di lavori del Congresso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una giornata che ha visto la partecipazione di Romano Prodi che ha voluto fortemente essere presente. Gli ebrei italiani, infatti, chiedono all’esecutivo una presa di posizione chiara contro i rischi – dicono – di un rigurgito di antisemitismo, “mascherato da posizioni di equidistanza nel conflitto israelo-palestinese”. Chiedono inoltre più laicità da parte dello Stato, con un segnale forte come l’abolizione dell’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche. Tema centrale è stata l’Equivicinanza tra Israele e Autonomia Palestinese che, secondo Prodi significa considerare uguali realtà che uguali non sono, non solo ai nostri occhi ma anche a quelli dell’Ue. Concetti analoghi a quello dell’equivicinanza – ha denunciato il Presidente del Congresso Sabban – «sono utilizzati anche nell’opposizione, ma questo problema riguarda i dirigenti di quella parte del Parlamento». Con Prodi, all’Hotel Pamphili di Roma c’era anche Fassino dei Ds, Giordano di Prc e Fini di An. E mentre si attende che i delegati eleggano il nuovo Presidente dell’Ucei, l’uscente Claudio Morpurgo, non poteva non rivolgersi al neo Premier. «L’esistenza d’Israele – ha detto – per noi ebrei italiani è centrale: Israele è parte di noi. Chi minaccia la sua esistenza minaccia la nostra stessa identità di ebrei». […]
Il testo integrale dell’articolo di Salvatore Lordi è stato pubblicato sul sito del Gazzettino
Che una organizzazione religiosa faccia pressioni affinché lo Stato italiano favorisca uno stato straniero piuttosto che un altro (sia esso la Città del Vaticano, o Israele), si tratta comunque di un vulnus alla laicità delle istituzioni. A maggior ragione se si ricevono finanziamenti pubblici per lo svolgimento della propria attività.