L’errore storico di vedere nel sesso un potere innocuo

La mia nota di domenica su sesso & religione mi ha procurato una raffica di proteste. Ma come puoi sostenere che la chiesa non è o non è mai stata sessuofobica? E affermare il sesso è spaventoso? E rinnegare il tuo amatissimo Nietzsche, che nel concetto giudaico-cristiano di «peccato» vide il seme di ogni sessuofobia religiosa? Be’, io non sono un sessuòfobo. Ma non sono neanche un sessuòfilo. E considero la sessuofobia più o meno pericolosa come la sessuofilia. Comunque non ho affatto sostenuto un’idiozia come quella che consisterebbe nel pensare che nella storia della teologia cattolica (e più in generale nel discorso giudaico-cristiano), la condanna del «peccato della carne» non sia fondamentale. Ho affermato soltanto che in tutta la storia dell’Occidente questa condanna non ha mai prodotto effetti così perniciosi come nell’età paleo-capitalistica. Mi sembra infatti evidente che l’impulso sessuofobico non si sia mai manifestato in forme terrificanti e grottesche come quelle che si dispiegarono nell’Ottocento borghese, soprattutto nell’area protestante, e in modi peculiarmente grotteschi nell’età vittoriana. E che ciò accadde per ragioni che poco o niente hanno a che fare con la religione cattolica, ma molto invece con quell’idolatria del Lavoro che a mio sommesso parere fu la vera «fede» dell’Ottocento borghese. Non ho nemmeno detto che il sesso è spaventoso. Ho detto che è sciocco immaginare che il suo potere sia del tutto innocuo. E ho creduto opportuno ricordare che a trovarlo abbastanza inquietante, prima dei teologi cristiani, furono i poeti pagani, che nei loro miti non fecero in fondo altro che evocare le profonde relazioni fra il sesso, il sangue, il dolore, la follia e la morte. Per quanto infine riguarda l’attacco di Nietzsche al discorso giudaico-cristiano, esso sembrerebbe un po’ meno univoco se lui stesso avesse dato più rilievo a un elemento che aveva appreso dal grande Burckhardt, e al quale del resto lui stesso accennò di sfuggita in alcune penetranti osservazioni sul danno arrecato dalla riforma protestante allo spirito dell’Occidente moderno provocando col suo ritorno a un monoteismo rigoroso un fatale arresto dell’evoluzione che il cattolicesimo, e in particolare la Chiesa di Roma, fra il XIII e il XVI secolo, avevano intrapreso in senso neopagano […]
L’articolo di Ruggero Guarini è stato pubblicato su IlGiornale.it
L’articolo a cui si fa riferimento è stato pubblicato dalle Ultimissime il 2 Luglio

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