[…] Stretta di mano vigorosa, e subito il professor Hans Maier fa strada in salotto, immerso nei libri, dove ha preparato una copia dei suoi saggi pubblicati in italiano. Quello più noto è Democrazia nella Chiesa. Possibilità e limiti, scritto a quattro mano con l’allora docente di dogmatica all’Università di Ratisbona, Joseph Ratzinger. Era il 1970, e il volumetto riscosse un enorme successo internazionale […] Hans Maier è uno dei più interessanti e rinomati intellettuali del cattolicesimo tedesco. La Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco gli ha appena dedicato un simposio dal tema «Cristo e il tempo» sul rapporto fra religione e politica, per festeggiare i suoi 75 anni che ha compiuto lo scorso 18 giugno. Politologo affermato, noto per i suoi studi sul «totalitarismo» e le «religioni politiche», Hans Maier ha insegnato per lunghi anni Scienze Politiche all’Università di Monaco, per poi assumere la prestigiosa «cattedra Guardini» di Weltanschauung cristiana e Teoria della religione e della cultura. […] -L’eredità greco-romana e cristiana appaiono costitutive dell’Europa e dei suoi fondamenti culturali. Che tipo di islam può avere l’Europa, senza che questo ne comporti uno stravolgimento d’identità? R: «Non possiamo dire che l’Europa è solo cristiana, ma l’eredità giudaico-cristiana ne ha inciso nel profondo l’anima culturale e politica. Importarvi lo stesso islam che si è strutturato nei Paesi arabi, significherebbe la cancellazione dell’Europa attuale per ricrearne un’altra, radicalmente diversa. Questo non vuol dire che non possiamo avere un euro-islam, un islam attagliato all’Europa. Ma ciò presuppone da parte dei musulmani il rispetto della libertà religiosa, del pluralismo di pensiero e della distinzione fra religione e politica. Richiede che i mullah accettino di vivere la propria fede, a fianco delle sinagoghe ebraiche e delle cattedrali cristiane. È un processo di trasformazione e maturazione a cui dobbiamo richiamare i musulmani, se vogliono essere parte di questa nostra Europa». […] -Che rapporto c’è fra cristianesimo e democrazia? R: «C’è un legame molto stretto, e comincia nel computo cristiano del tempo, che non è un puro fatto di calendario ma esprime una concezione del mondo e dell’esistere. Il nascere di una cronologia cristiana riflette una trasformazione dell’atteggiamento dei cristiani rispetto a “questo mondo”: nella misura in cui interagiva con il mondo, il cristiano si identificò sempre più con il proprio tempo. La conta del tempo nel convento medievale diventa responsabilità personale e collettiva. E questo influenzerà poi la struttura organizzativa, amministrativa, civica, la vita sociale e politica delle comunità. È qui che affonda le sue radici la democrazia moderna, che non a caso sono radici cristiane. Per questo dico che lo Stato moderno ha bisogno dei cristiani». […]
L’intervista completa a Hans Meier è raggiungibile sul sito di Avvenire