Al Buzzi, l’ospedale dei bambini, viene somministrato da qualche mese, ma da ieri è stato vietato. Basta con il methotrexate, un farmaco che si inietta per via intramuscolare, regolarmente registrato e, a differenza della Ru486, in commercio in Italia. Viene di norma utilizzato per interrompere le gravidanze extrauterine. Il primario di Ginecologia del Buzzi, Umberto Nicolini, ne ha constatato l’efficacia anche per l’interruzione delle gravidanze normali, ma adesso deve “sospendere la pratica”. Ordine della direzione dell’ospedale, che di concerto con la Regione, ha chiesto a Nicolini di produrre tutta la documentazione clinica. […] Per il presidente della Regione “si configura” una violazione di quella legge, “perché l’aborto è stato praticato al di fuori della struttura pubblica e senza che fosse data alcuna informazione”. “Se così fosse – aggiungono all’assessorato alla Sanità – potrebbero scattare seri provvedimenti”. Nicolini, il primario del Buzzi (per inciso: un ospedale pubblico) è all’estero, per un convegno medico, e rientrerà a Milano solo lunedì. Il suo primo commento: “Non viviamo in un paese civile, in ogni caso presenterò la mia relazione e mi atterrò a quello che deciderà la direzione”. […] Dall’Inghilterra, il primario replica così: “La direzione era perfettamente informata, non sono mica matto”. Poi chiarisce che “si tratta di utilizzo clinico di un farmaco registrato, che costituisce una valida alternativa alle interruzioni di gravidanze provocate da interventi chirurgici”. E si chiede: “Perché lo si usa regolarmente per interrompere gravidanze extrauterine e non lo si può usare per quelle intrauterine?” Infine una stoccata a Formigoni: “Violazione della 194? Credo che il presidente sappia poco di questa legge, come di tutta questa vicenda”.
Il testo integrale dell’articolo di Rodolfo Sala è stato pubblicato sul sito di Repubblica