Il rischio del contagio zapaterista

Il significato della visita del Papa a Valencia (che inizia oggi) va ben oltre il compito di concludere in gloria il V Incontro mondiale delle famiglie cattoliche, quest’anno di scena in Spagna. Come per il raduno dei giovani a Colonia (agosto 2005), anche in questa occasione Benedetto XVI sembra spinto all’estero più per tener fede agli impegni assunti dal suo dinamico predecessore che per motu proprio, anche se condivide l’idea di una Chiesa che catechizza il mondo con i grandi eventi. […] Per un misterioso disegno di teologia della storia, questo grande evento avviene in un Paese che negli ultimi tempi ha preso le distanze dalla visione cattolica dell’uomo e della realtà. In tutto il mondo la famiglia non gode di buona salute, come è emerso nei dibattiti che hanno animato il raduno di Valencia. Da tempo l’inverno demografico colpisce le nazioni più ricche, mentre in quelle più povere la miseria umana mina alla radice i legami di base. Oltre a ciò, a detta della Chiesa, è in atto in tutto l’Occidente un’offensiva contro «la cellula fondamentale della società». Varie legislazioni e ampi settori della cultura laica – è il lamento del card. Trujillo – stanno smontando pezzo per pezzo la famiglia. […] Oggi a Valencia il Papa e Zapatero si troveranno di fronte per la prima volta, in un faccia a faccia che per volontà della Santa Sede sarà breve e avverrà nell’Arcivescovado della città; dunque, un incontro in tono minore, che rispecchia i difficili rapporti della Chiesa con un governo socialista che ha legalizzato il matrimonio omosessuale, sta declassando l’insegnamento della religione, mette in difficoltà la scuola cattolica. Ma al di là dei rapporti di cortesia, la vera partita si gioca nelle piazze di Valencia, nel grande happening della religione su cui la Chiesa spagnola punta per sollecitare la coscienza cristiana della nazione e richiamare i responsabili politici a prendere atto di questo movimento di popolo. […] La Chiesa cattolica sembra temere in particolare il modello della laicità spagnola, nel momento stesso in cui è riuscita a coltivare alcuni anticorpi nei confronti di quello francese, suo storico nemico. La dura laicità francese è più fredda e razionale, per cui la sua presa sulle masse si attenua in una stagione in cui la gente ha bisogno di trovare nuovi ancoraggi e nuovi punti di riferimento per far fronte all’incertezza e all’insicurezza. Per contro, la laicità spagnola è densa di passioni e di affetti, e la battaglia sui diritti delle minoranze, come la domanda di nuove libertà, può coinvolgere la gente e dar vita a nuove identificazioni. Non è facile per la Chiesa spagnola uscire dall’angolo in cui sembra averla costretta sia un repentino processo di secolarizzazione delle coscienze, sia un attivismo politico che esprime un’aggressività radicale sui temi della famiglia e della bioetica. La Chiesa cattolica avverte il pericolo che si inneschi dalla Spagna un movimento che coinvolga tutti i Paesi di cultura ispanica, con larghe ripercussioni in America Latina, aprendo così nuovi orizzonti di battaglie e di conflitti.
Il testo integrale dell’articolo di Franco Garelli è stato pubblicato sul sito della Stampa

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