È curiosa, per molti aspetti, la polemica che si è aperta sulla visita del Pontefice in Spagna per celebrare il V Incontro mondiale delle famiglie e sulla scelta del Presidente spagnolo del Consiglio Zapatero di non assistere alla messa che sarà celebrata da Benedetto XV. Che la polemica fosse destinata a scoppiare, su questo non c’erano dubbi: sono note le posizioni del governo spagnolo sulla legalizzazione dei matrimoni omosessuali, sulla procreazione assistita, sulle agevolazioni per l’eutanasia, l’aborto e la ricerca sulle staminali, sulla riduzione dell’insegnamento della religione a materia facoltativa, sulla accelerazione delle pratiche di divorzio. E altrettanto note sono le dure reazioni del Vaticano alla politica spagnola: la visita del Papa, fissata da Giovanni Paolo II già nel 2003, è venuta ad inserirsi in questo contesto, ed ha assunto perciò – e volutamente – un forte valore simbolico. Il viaggio di Benedetto XV si è trasformato nel punto culminante di un contrasto al quale sia il Vaticano che l’episcopato spagnolo hanno voluto dare risalto, per rendere massimamente visibile – ad ogni livello – l’opera di reconquista nella quale si stanno così animosamente impegnando. In breve: questa polemica è voluta, programmata. Non è un caso, naturalmente, che il conflitto abbia assunto toni così aspri proprio in Spagna, nella quale si sono lungamente e duramente scontrate, in una lotta frontale,forme di cattolicesimo declinate su posizioni di duro e netto clericalismo e forme di pensiero e di cultura laiche e addirittura massoniche […] Ma tutto questo non deve impedire di cogliere il senso generale di questo contrasto e ciò che esso significa sia dal punto di vista della Chiesa che da quello dello Stato, sottraendosi a vecchie polemiche che ormai non hanno più niente da dire, e che non serve alimentare né in Spagna né in Italia. […] Può stupire, dicevo, il gesto di Zapatero; ma così facendo, il Presidente del Consiglio spagnolo ha rispettato il suo ruolo politico e civile e ha rispettato il suo Stato. A chi la pensa in modo diverso verrebbe la voglia di consigliare la lettura dei tre grandi discorsi che Camillo Benso di Cavour fece nel Parlamento piemontese spiegando quali devono essere i pilastri della politica di uno Stato liberale nei confronti della Chiesa. Ma sarebbe inutile; anzi, forse, servirebbe solamente a riaprire antiche ferite che si sono solamente a fatica rimarginate. […] oggi la Chiesa si batte con energia, e con insistenza, per svolgere una funzione che, travalicando l’orizzonte strettamente personale di fede, vuole estendersi al campo sociale, politico, antropologico, proclamando la verità – e il primato del «valori» cristiani – in tutte le sfere del vivere dell’uomo, siano esse pubbliche o private. Quali siano le ragioni di questo profondo mutamento di asse religioso,culturale e politico – eccezionalmente interpretato dalla figura e dall’opera di Giovanni Paolo II – è difficile dire […] Qualunque ne sia il motivo, il ruolo della Chiesa negli ultimi decenni è profondamente cambiato, e con esso bisogna anche fare positivamente i conti, apprezzando, ad esempio, il grande contributo che essa ha dato con toni addirittura profetici – sotto la guida di Giovanni Paolo II – allo sviluppo di una politica di pace […] Ma queste responsabilità che la Chiesa ha deciso di assumere, in forme e toni nuovi, implicano,oltre che dei diritti, dei doveri; non possono essere svolte secondo privilegi, e confini, tradizionali che,oggi,non esistono più per nessuno – né per la Chiesa, né per lo Stato-. Le Chiese – tutte le Chiese,compresa naturalmente quella romana – hanno il diritto di scendere sul piano della «società civile», direttamente, senza mediazioni partitiche, il diritto di proporre la loro visione dell’uomo, del mondo e della natura e di battersi per essa a viso aperto, servendosi di tutti gli strumenti leciti in una società democratica. Ma non possono pretendere, in alcun modo, né di accampare vecchie prerogative, chiedendo il rispetto di antichi benefici; né di imporre, in chiave autoritaria, il proprio punto di vista ai singoli individui o , addirittura, allo Stato, le cui leggi le Chiese sono tenute ad osservare. […] Ma proprio per questo, le reazioni dell’episcopato spagnolo e del responsabile della Sala stampa del Vaticano appaiono sorprendenti, vecchie, e anche in contrasto con quelle che sono le posizioni di alcuni degli esponenti più aperti dell’episcopato mondiale,anche di quello italiano. Zapatero, con il suo gesto, non ha fatto altro che rendere chiaro a tutti i termini attuali della situazione – e il modo in cui si pone oggi – il rapporto tra Stato e Chiesa, sia in Spagna che nel resto d’Europa. […]
Fonte: Unità.it