Zapatero non va a messa: il commento di Scaraffia su «Avvenire»

La visita di Benedetto XVI a Valencia, per il quinto incontro mondiale delle famiglie, resterà contrassegnata da una novità: né il primo ministro spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, né il vice primo ministro María Teresa Fernández de la Vega (alla quale pure è stato assegnato il compito di migliorare le relazioni con la Santa Sede) assisteranno questa mattina alla Messa papale, e non hanno voluto essere a fianco del Pontefice nei momenti più importanti della visita.
Si tratta di una scelta di rottura di indubbio significato: nel recente passato, infatti, non hanno mancato di partecipare alle liturgie pontificie e di accompagnare il Papa neppure Fidel Castro, Daniel Ortega o capi di Stato e di governo islamici, perché questi gesti prima che una scelta politica o religiosa sono un dovere di etichetta. Obblighi cioè che un capo di Stato o di governo deve compiere come rappresentante di un Paese che accoglie un ospite importante e di riguardo. In questo caso poi l’ospite del primo ministro spagnolo è per di più il capo riconosciuto della confessione religiosa professata da gran parte dei suoi concittadini e che soprattutto costituisce un elemento fondamentale della cultura del suo Paese. Si tratta quindi di un atto di scortesia diplomatica grave e del tutto gratuito. […] La scelta del primo ministro spagnolo – che rivela forse anche una debolezza e un disagio di natura personale – è però soprattutto l’espressione di una realtà più generale: che cioè questa “laicità” non è la tanto decantata neutralità lontana dalle contrapposizioni violente, proprio quelle che secondo molti sarebbero invece caratteristica intrinseca delle religioni, e in particolare dei monoteismi. Una “laicità” che insomma non è quel modello di equilibrio ed equidistanza che si suole attribuire agli arbitri delle situazioni conflittuali, e men che mai un sinonimo di moderazione e di pensiero alto. Lo sgarbo di Rodríguez Zapatero dimostra invece, in modo lampante, che la sua “laicità” può esistere solo in contrapposizione alla religione, e in particolare a quella tradizione religiosa che è parte integrante della storia del Paese da lui rappresentato.
Il testo integrale dell’articolo di Lucetta Scaraffia è stato pubblicato sul sito di Avvenire

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