Una settantina di sacerdoti e due vescovi della Chiesa cattolica hanno servito messa il 22 giugno scorso a Goli Otok, isola disabitata dell’Adriatico, che fino al 1988 nella ex Jugoslavia era una colonia penale. In Croazia Goli Otok è il sinonimo del luogo in cui finivano i prigionieri politici, particolarmente nel periodo tra il 1948 e il 1956 quando vi furono incarcerati molti cittadini della Jugoslavia di allora che, durante lo scontro tra il Partito comunista dell’Unione sovietica e il Partito comunista della Jugoslavia, si erano messi dalla parte di Stalin. La notizia di una messa su Goli Otok non sarebbe stata per niente particolare se non fosse stata fatta proprio il 22 giugno, il giorno della celebrazione nazionale del Giorno della lotta antifascista. Per questo motivo, e per il fatto che nessuno a nome della Chiesa cattolica ha mai tenuto una messa a Jasenovac – come pure il fatto che né il cardinale Josip Bozanic, né nessuno degli alti prelati ha mai visitato l’ex campo della morte degli ustascia – la messa su Goli Otok è stata recepita come una provocazione. Mentre il presidente croato Stjepan Mesic, davanti al monumento al Primo drappello dei partigiani nel bosco di Brezovica, vicino a Sisak, in occasione del Giorno dell’antifascismo diceva che i partigiani, che proprio là nel 1941 avviarono l’insurrezione, hanno “salvato l’onore del popolo croato”, i vescovi su Goli Otok facevano sapere che servire messa in quel luogo e proprio in quel giorno “non era una provocazione” perché, se ciò fosse provocatorio, allora nella società croata sarebbe provocatorio tutto ciò che è normale”. […]
Il testo integrale dell’articolo di Drago Hedl è stato pubblicato sul sito “Osservatorio sui Balcani”