A seguito delle dichiarazioni, pubblicate ieri dal Corriere della Sera, del Cardinale Scola, Patriarca di Venezia, sulla scuola “di Stato”, sentiamo la viva necessità di apportare al dibattito, che pure non ci appartiene in quanto fuorviante rispetto ai problemi reali che oggi attanagliano la scuola pubblica italiana, una risposta articolata che possa rendere note le posizioni della stragrande maggioranza degli studenti e delle persone che vivono la scuola quotidianamente con la cura di cambiarla in meglio al servizio della società tutta.
La prima osservazione riguarda il tono di condanna utilizzato per l’aggettivo “unico” per indicare il sistema scolastico italiano che è nazionale e previsto dalla Costituzione. In tal caso riportiamo quel discusso articolo 33 della Carta Madre confermato indirettamente con una grandissima partecipazione al referendum dal popolo italiano, che afferma:“…La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato…”. L’intento dei costituenti non sembra poter lasciare spazio ad equivoci di alcun tipo, così come le motivazioni di un intero paese che ritiene di rifiutare progetti federalisti in nome dell’istruzione diversificata(o della sanità, in quanto agenzie pubbliche dispensatrici di beni comuni!). Sappiamo, però, che le osservazioni del Card. Scola hanno veramente poco a che fare con la giurisprudenza, la pedagogia e l’organizzazione dello Stato: sono moniti ideologici ed utilitaristici.
Infatti siamo consapevoli della grande necessità di aumentare i rapporti tra scuola e società civile, ma non possiamo che richiederne una consolidamento tramite maggiori fondi ed iniziative per mettere in atto la cosiddetta autonomia scolastica, e non, come vorrebbe Scola, tramite una vera e propria liberalizzazione di accreditamenti ad enti privati che di fatto priverebbe lo Stato(in realtà sarebbe meglio a questo punto dire “il Pubblico”)della gestione dell’istruzione, affidandogli un misero riconoscimento per “l’istituzione” delle scuole(private), di fatto stravolgendo il dettato costituzionale.
L’idea ci preoccupa, e non poco, visti gli ultimissimi scandali ,che hanno interessato anche l’attento Ministro Fioroni, riguardo i cosiddetti “diplomifici”.
Riteniamo gratuiti ed ingiustificati, inoltre, gli attacchi ad una certa tradizione “comunista” – sempre secondo il Card. Scola – radicatasi per espletare la cosiddetta via “gramsciana” alla rivoluzione, all’interno del sistema pubblico dell’istruzione, quasi a voler asserire la presenza di sezioni di partito al posto delle aule e di cellule organizzative al posto dei gruppetti di amici che chiacchierano durante la ricreazione. Certo eravamo stati abituati ad un simile linguaggio da parte dell’ex presidente del Consiglio, ma non ce lo saremmo mai aspettati da un alto rappresentante della Chiesa.
Riteniamo inoltre contrastanti le dichiarazioni in merito alla “maggiore creatività pedagogica; maggiore libertà in quanto ai programmi, ai contenuti, ai metodi di insegnamento” seguite dall’affermazione “una scuola libera non può rinunciare all’ora di religione”. Siamo convinti che la scuola pubblica abbia bisogno di spinte innovatrici volte al rafforzamento del diritto allo studio, della partecipazione, ma anche della didattica. Vorremmo, per esempio, trasformare l’ora di religione cattolica in “storia delle religioni” e non disprezzare l’intervento dello Stato nella definizione dei programmi didattici a favore di un unico elemento unificante e dettato dal buonsenso e dalla “traditio” nazionale estendendo e radicalizzando l’ora di religione.
Certo le nostre non sono solo enunciazioni di principio, sono osservazioni, dettate anche da una forte insoddisfazione riguardo le scelte dello scorso governo che preferiva ridurre gli investimenti pubblici per la didattica, l’autonomia, il personale, l’edilizia scolastica e aumentare i buoni scuola o i finanziamenti alle imprese(tra cui ovviamente le scuole private). Manovre, politiche, scelte ideologiche che ci auguriamo non prenderanno mai piede all’interno delle decisioni dell’attuale governo.
L’UdS infatti rivendica tutta un’altra scuola, PUBBLICA, LAICA e di QUALITA’.
Per concludere riportiamo un appello del Cardinale Scola che richiede alla politica “meno partigianeria e più passione”; noi ci sentiamo, compostamente, di rispondere alla Chiesa con un contro-appello: “non vi chiediamo, sarebbe folle, meno fede e più ragione, ma almeno un pizzico di maggior buon senso”.
Unione degli studenti
Fonte: sito dell’Unione degli Studenti