L’accordo sulle staminali raggiunto dalla Comunità Europea? “Il macabro prodotto di un malinteso senso del progresso”. Questo il titolo, e il pensiero, dell’Osservatore Romano, che così commenta la posizione assunta dal Governo italiano che si è schierato con la maggioranza all’interno del Consiglio dei ministri europei votando a favore delle sperimentazioni sulle staminali embrionali. Una critica molto aspra quella dell’Osservatore, nonostante la decisione vieti di fare ricerche sugli embrioni, a meno che non si tatti di linee cellulari staminali già esistenti. In un articolo che uscirà domani il giornale vaticano fa un parallelo: è come “ai tempi dell’aborto”. “Quando si tratta della vita (di sopprimerla) alcuni si presentano puntuali col loro macabro appuntamento”. Non cambia neanche il repertorio fraseologico, scrive il quotidiano della Santa Sede: “Ai tempi del divorzio – ricorda l’articolo – si parlò di entrare nello spazio del progresso; quando si cominciò a parlare di aborto si preferì una piccola variazione sul tema, sbandierando un oscuro progresso della civiltà, come se la civiltà – continua l’Osservatore – potesse progredire uccidendo un essere vivente al quale non è riconosciuto alcun diritto”. E la questione della vita torna in primo piano: il ginecologo pioniere della provetta e membro del Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb), Carlo Flamigni non si unisce al coro di chi ritiene “il compromesso” Ue come “il massimo possibile” in materia di ricerca e di sperimentazione. La verità scientifica passa in secondo piano ha commentato il ginecologo: la verità è che l’embrione è una cosa, il neonato è invece persona, individuo”. Dire “l’embrione è persona” è “atto di fede”, “credenza religiosa”. Flamigni ha mostrato anche segni di insofferenza per la politica: “Si sta lavorando – conclude – a due democrazie cristiane, una di destra con Berlusconi, Casini e Fini ed una di sinistra con Rutelli e il Partito Democratico nel cui statuto si dovrebbero riconoscere le radici cristiane: orbene ciò significa che nel PD non c’è posto per i laici”. […]
Fonte: Repubblica.it