Certe cose non cambiano. Stessi concetti, stesse frasi. Stessi atteggiamenti esteriori, persino. Cosicché, almeno in Italia, quando si tratta della vita (di sopprimere la vita) alcuni si presentano puntuali con il loro macabro appuntamento. Non cambia neanche il repertorio fraseologico: ai tempi del divorzio si parlò di entrare nello “spazio del progresso”; quando si cominciò a parlare di aborto si preferì una piccola variazione sul tema, sbandierando un oscuro “progresso della civiltà” (come se la civiltà potesse progredire uccidendo un essere vivente al quale non è riconosciuto alcun diritto). Così oggi, questi “nipotini del progresso” si ripresentano all’opinione pubblica, penetrano indebitamente negli spazi più sacri della coscienza di milioni di persone pretendendo di guidare con il solito elitario materialismo le sorti (nient’affatto magnifiche e progressive) dell’umanità. Lo slogan non si discosta molto dai precedenti: questa volta si tratta di “entrare nello spazio della ricerca”. L’Italia cioè, per diventare finalmente un “Paese moderno”, deve fare ricerca sugli embrioni. A loro, al loro sacrificio, è affidato il compito di fare della Penisola una terra di fecondo sviluppo. Per questo il Governo italiano ha deciso di schierarsi con la maggioranza all’interno del Consiglio dei ministri europei votando a favore delle sperimentazioni sulle cellule staminali embrionali. Il ministro per la Ricerca scientifica Fabio Mussi ha reso noti i termini dell’accordo: “sì” dunque al finanziamento europeo per le ricerche sulle “linee di cellule staminali embrionali già esistenti”; “no” alla “distruzione di embrioni al fine di produrre cellule staminali” ed un rinvio del dibattito circa la definizione di un termine per l’impiantabilità degli embrioni, oltre il quale convenire che gli embrioni crioconservati sono utilizzabili ai fini della ricerca. È su quest’ultimo punto in particolare che si sono concentrate le polemiche di chi, nel mondo politico, contesta questo accordo. “L’accordo raggiunto a Bruxelles è ipocrita e francamente inaccettabile – scrivono in una dichiarazione comune, ad esempio, Rocco Buttiglione, Laura Bianconi e Maria Burani Procaccini -. Esso afferma che l’Unione europea non finanzierà direttamente la distruzione di embrioni. L’Unione però finanzierà ricerche su linee staminali embrionali derivate dalla distruzione di embrioni”. I tre senatori della Cdl paventano uno scenario nel quale, in virtù dell’accordo, un laboratorio privato potrebbe distruggere gli embrioni per ottenere linee cellulari da vendere ai ricercatori che fruiscono dei finanziamenti europei. Un macabro mercimonio. “Questa mostruosità nasce dalla deformazione di una onesta proposta di compromesso, avanzata precedentemente dalla Germania e sulla quale probabilmente sarebbe stato possibile raggiungere un accordo se non ci fosse stata la defezione dell’Italia dalla minoranza di blocco”, scrivono i tre senatori. “La proposta (cosiddetta emendamento Niebler) diceva che era possibile finanziare ricerche che facessero uso di linee staminali embrionali prodotte prima di una certa data (per esempio 31 dicembre 2003). In questo modo si sarebbe fatta ricerca su linee staminali derivate da embrioni già distrutti ma non ci si sarebbe resi colpevoli della distruzione di nessun embrione attualmente in vita”.
L’articolo è stato pubblicato sull’Osservatore Romano