Sarà un incontro tra Condoleezza Rice e Massimo D’Alema, stamattina prima delle 10, a definire in maniera più precisa il perimetro entro il quale potranno muoversi le delegazioni internazionali arrivate a Roma per discutere del Libano in fiamme. Spetterà al segretario di Stato americano e al ministro degli Esteri italiano verificare su che cosa è più probabile un accordo e su che cosa sarà conveniente non soffermarsi più di tanto. Quella che si riunisce è infatti una conferenza nata sull’onda di un’emergenza, la guerra tra Israele e Hezbollah. […] Sono venti le rappresentanze che si siederanno intorno al tavolo della sala delle Conferenze internazionali. Dall’elenco originario dei componenti del core group , il gruppo centrale, che nacque per orientare la rinascita del fragile Libano, si è passati a uno più vasto. Tra i ministri degli Esteri che si sistemeranno davanti e ai lati della presidenza – affidata a D’Alema, al segretario di Stato americano Rice, al segretario generale dell’Onu Kofi Annan e al premier libanese Fouad Siniora – sono stati aggiunti da ieri quelli della Grecia e di Cipro. L’arcivescovo Giovanni Lajolo assisterà per il Vaticano in qualità di osservatore. Israele, Iran e Siria, invece, si terrano informati da lontano con le rispettive antenne a Roma. […]
Il testo integrale dell’articolo di Maurizio Caprara è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera