Il secondo codice del Dna

C’è un “secondo codice” parallelo al Dna, con la funzione di proteggerlo e gestirne l’accesso. La sua esistenza, ma non ancora la sua completa spiegazione, viene annunciata sulla rivista Nature da due ricercatori, Eran Segal del Weizmann Institute in Israele e Jonathan Widom della Northwestern University nello stato americano dell’Illinois. Il “primo” codice, da tempo noto, è quello che comanda la costruzione delle proteine: le quattro lettere del Dna, ACGT, variamente combinandosi a gruppi di tre, dicono all’organismo quali aminoacidi produrre tra i venti esistenti in natura, e questi, assemblati insieme, andranno a formare le proteine. Lo studio dei due scienziati si riferisce ad altri componenti dei nostri geni, i nucleosomi, delle subunità a cui il Dna si avvolge all’interno delle cellule, formando i cromosomi. Sono delle specie di rocchetti, insomma, (ce ne sono 30 milioni circa in ogni cellula umana) che controllano e proteggono l’accesso al Dna. Infatti le parti arrotolate rimangono nascoste, e solo i pezzi di Dna nudi sono disponibili per delle copie. In questo modo, attraverso meccanismi non del tutto noti, vengono estratte dal Dna le informazioni che servono e non quelle inutili o addirittura sbagliate. Da tempo si pensava che alcune posizioni del Dna, quelle dove esso più facilmente si curva, fossero favorevoli per i nucleosomi, e i due ricercatori sono andati alla verifica di questa ipotesi, analizzando il Dna del lievito. Ed effettivamente hanno trovato degli andamenti ripetitivi, che suggeriscono appunto la possibile esistenza di una regola, un codice. Questo secondo codice metterebbe in rapporto le sequenze del Dna con i nucleosomi, aiutandoci a capire come lo stesso Dna viene controllato. Infatti la collocazione precisa dei nucleosomi gioca un ruolo importante nel funzionamento quotidiano delle cellule: l’accesso al Dna avvolto nel nucleosoma è bloccato per molte proteine, tra cui quelle responsabili dei processi fondamentali della vita, come la replicazione, la trascrizione (il trasferimento di informazioni genetiche che permette alle cellule di seguire determinate istruzioni), e la riparazione del codice genetico. Per questo Segal e Widom ritengono che il secondo codice alla base del posizionamento dei nucleosomi possa aiutare gli scienziati a capire i meccanismi di alcune malattie, in particolare di quelle legate a mutazioni nel Dna.
Fonte: Corriere.it

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