Perché suona la campana

La campana civica millenaria ha smontato il sogno di una coppia di transfughi torinesi di mezz’età e alimentato una polemica che tiene sveglio il borgo dell’entroterra savonese da due mesi. Ne parlano tutti, ovunque, anche nei paesi circostanti. Per forza. In ballo c’è la storia, la tradizione, il senso dell’appartenenza e un’abitudine quotidiana trasmessa di generazione in generazione daseicento anni. Casus belli che ha schierato l’intera cittadella ligure, 1900 anime, contro i signori Teresio Giorda ed Eugenia Scozzafava, torinesi lì residenti da quasi due anni, è il rintocco della campana comunale allo scoccare delle ore e delle mezz’ore. Un fastidio ritenuto così insopportabile da spingere i due a sporgere querela al sindaco per «rumori molesti e lesioni colpose». «La denuncia mi è arrivata il giorno stesso in cui dovevo prestare giuramento come primo cittadino – ricorda il sindaco Eugenia Cassisi – ci sono rimasta davvero molto male. Non me l’aspettavo perchè da noi le cose vanno in modo diverso, se qualcosa non va ci si incontra, se ne parla, si trova una soluzione. In questo caso di punto in bianco carabinieri, avvocati, carte bollate. Un inizio da sindaco coi fiocchi». La campana sita sulla torre civica convive a fianco della chiesa e confina con uno dei muri perimetrali di casa Giorda-Scozzafava ed è utilizzata da sei secoli per fare ciò che serve e deve: indicare il trascorrere del tempo. «Il nostro è un paese agricolo, il rintocco della campana serve a dimensionare la giornata – spiega don Francesco parroco di S. Maria Maddalena -. Per gli abitanti è un rito irrinunciabile». Alla riunione straordinaria del consiglio comunale, il duo Giorda-Scozzafava si è ritrovata in stratosferica minoranza e con sguardi cagneschi ad ogni movimento. Domanda ovvia: la campana suonava già quando i torinesi hanno acquistato la casa? «Certo – conclude la Cassisi -. E hanno impiegato qualche mese per fare dei lavori di ristrutturazione, perciò lo sapevano. Comunque si è deciso di far tacere i rintocchi notturni».
Fonte: LaStampa.it
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