L’ha chiamato in consiglio regionale «signor Ratzinger», perché a tutti fosse chiaro che per lui, laico e uomo di sinistra, il Papa in vacanza in terra valdostana deve essere trattato come un ospite qualunque. Quindi l’ha paragonato a Tariq Ramadan, sottolineando come la calorosa accoglienza riservata al Pontefice strida con il divieto imposto un anno fa all’intellettuale islamico di prendere parte a un convegno organizzato dall’università della Valle d’Aosta. Tanto è bastato perché il consigliere Alessandro Bortot, esponente della sinistra alternativa aderente alla costituente Sinistra europea, riuscisse a trasformare il soggiorno montano di Benedetto XVI (terminato ieri dopo 18 giorni) in un motivo di scontro all’interno del consiglio regionale. Una spaccatura consumatasi nel corso della votazione di una mozione pro-Ratzinger presentata dalla Stella Alpina, una delle componenti della maggioranza insieme alla Fédération Autonomiste ma anche all’Union Valdotaine (la prima forza di governo che alle ultime Politiche ha dato sostegno a Prodi). Il consiglio regionale (con 25 voti a favore e un’astensione) ha approvato un documento in cui rinnova la sua «piena e viva soddisfazione per la presenza del Papa in Valle d’Aosta» e definisce «deplorevole» il comportamento del consigliere Bortot (un tentativo di «affermare in modo irriverente il rispetto del principio del pluralismo culturale»); sette rappresentanti della minoranza, quattro ds e tre della coalizione Arcobaleno (due verdi e Bortot) hanno abbandonato l’aula senza prendere parte al voto. […]
Il testo integrale dell’articolo di Ottavio Rossani è stato publicato sul sito del Corriere della Sera