Un quarto delle donne che si sono sinora sottoposte alla sperimentazione della Ru486 ha abortito a casa, prima della somministrazione della seconda pillola, prevista per il terzo giorno dal protocollo definito dai medici. Una percentuale rilevante, che gli sperimentatori del Sant’Anna non prevedevano e che porrà problemi di approfondimento scientifico. Ma è anche vero che l’82 per cento delle pazienti che si sono rivolte all’ospedale, poi non vi sono rimaste e sono andate via dopo il colloquio con il dottor Viale (che ha seguito il 90% dei casi ed ora è stato praticamente commissariato), l’esame del sangue e la prima delle due pillole abortive. Ora la somministrazione è sospesa: uno stop «fisiologico», secondo Viale, protagonista nel bene come nel male di questa vicenda e che per questa storia è indagato per violazione della legge sull’aborto. La sospensione è invece carica di significati per altri soggetti, a cominciare dal Comitato etico regionale, presieduto dall’assessore alla Salute, Mario Valpreda, che sta valutando di bloccare la sperimentazione anche oltre agosto e per il momento raccomanda che sia praticata nel pieno rispetto del protocollo messo a punto, fra gli altri, dallo stesso Viale. A guardare con interesse alle molte violazioni della sperimentazione c’è, poi, la magistratura e proprio l’attenzione dei giudici potrebbe essere all’origine delle ultime decisioni. Il protocollo stabilisce infatti che per i tre giorni della sperimentazione dell’aborto farmacologico le donne devono restare in ospedale. Viale sostiene che le regole sono state rispettate e che lui ha semplicemente fornito dei permessi alle pazienti che gli chiedevano di tornarsene a casa. La stessa informazione è stata fornita all’assessore Valpreda che, in risposta a un’interrogazione del gruppo consiliare di An in Regione, ha precisato che hanno usufruito del permesso 269 donne delle 329 «monitorate» al 26 giugno scorso. […] Cosimo Palumbo, legale di Viale, non rilascia dichiarazioni. Né parlano gli altri indagati: i professori Campogrande e Massobrio. Né l’ex direttore generale, Gianluigi Boveri, coinvolto per responsabilità oggettiva nell’inchiesta. Parla invece il suo successore, il commissario straordinario Marinella D’Innocenzo: «Siamo vicini a Viale». Gli esprimete solidarietà? «Gli siamo vicini». Ci vuole un po’ per appurare dal suo entourage il reale significato dell’affermazione: D’Innocenzo ha inviato una lettera al medico intimandogli di attenersi alla sperimentazione e disponendo che sia sempre affiancato da un collega, praticamente un commissariamento. Al telefono la dottoressa D’Innocenzo aggiunge: «Il Comitato etico ci ha chiesto la documentazione sulla sperimentazione e noi gliela abbiamo fornita». L’ospedale ha fatto domanda alla Regione di essere pagato anche per le degenze temporanee che non ci sono state? «Non è assolutamente vero».
Il testo integrale dell’articolo di Alberto Gaino è stato pubblicato sul sito della Stampa