«Chiesa perplessa su quanto facciamo. Basta superficialità, l’Unione deve parlare ai cattolici». […] -Non è che il gelo fra l’Unione e il Vaticano vi aiuti molto. R: «Gelo mi pare troppo. Diciamo che dobbiamo risolvere un problema. A tratti, nell’Unione si dimentica quello che aveva già capito Togliatti, l’antico capo del Pci: che con i cattolici non bisognava solo fare un compromesso, ma comprenderne il radicamento ». -Vuol dire che la sinistra soffre di un ritardo culturale, dopo la fine della Dc? R: «Credo che a parte dell’Unione sfugga la comprensione del ritorno ad una chiesa di popolo, che diventerà presto un fenomeno molto vasto, seppure apolitico, senza ricadute necessariamente elettorali. Vedo un’analisi superficiale sulla novità del fenomeno. Quando vado in chiesa, non capisco se accanto a me ho elettori nostri o del centrodestra. Va scongiurata l’eventualità che succeda, magari a favore dei nostri avversari». -Ritiene che la Chiesa cattolica sia all’opposizione del governo Prodi? R:«No, ma la vedo perplessa e interrogativa su quanto facciamo». -Sindrome Zapatero? R:«Quella è minoritaria. Anche se per alcuni settori dell’Unione, il premier spagnolo Zapatero che non va alla messa del Papa è un gesto popolare. Per me invece è un insuccesso. Se io assisto ad una cerimonia islamica o metto la kippà non abdico alla mia laicità di uomo pubblico, né alle mie convinzioni personali». […] Rutelli saluta. In anticamera lo aspetta un giovane monsignore della Curia.
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