Nel campo del diritto civile è senza dubbio una novità. La Cassazione ha infatti ritenuto valido il divorzio pronunciato in America, da giudici statunitensi – nei confronti di marito e moglie italiani – nonostante negli Stati Uniti, diversamente dall’Italia, non ci sia la “pausa di riflessione” della separazione che fissa in tre anni il periodo di tempo necessario prima di poter chiedere il definitivo scioglimento del vincolo coniugale. Lo sottolinea la Cassazione dando ragione a un marito, Vito M., che voleva far registrare in Italia la sentenza di divorzio da Agnese M., pronunciata dalla Corte Superiore del New Jersey nel 2003, dove la coppia risiedeva prima di arrivare alla rottura matrimoniale. L’ex moglie era tornata in Italia, a Bari, sua città d’origine, e quando aveva saputo che l’anagrafe del Comune – su istanza di Vito – aveva registrato la validità del divorzio americano, si era rivolta alla magistratura sostenendo che l’atto del New Jersey non aveva “i requisiti prescritti dalla legge italiana per essere riconosciuto”. […] la Corte d’Appello ordinò la “cancellazione del divorzio dai registri dello stato civile”. I giudici di Bari, inoltre, ritenevano non conforme al“ordine pubblico italiano” il fatto che la sentenza del New Jersey disponesse l’affido congiunto di Lorenzo, figlio minore della coppia, “senza dettare ulteriori provvedimenti relativi ai rapporti del bambino con i genitori, con ciò violando il suo diritto alla stabilità dei rapporti affettivi”. Contro questa decisione, Vito si è rivolto alla Cassazione che ha accolto – in pieno – il suo ricorso ordinando alla Corte di Appello di Bari di rivedere il suo ‘verdetto’. Rilevano gli ‘ermellini’ che “la circostanza che il diritto straniero, nella specie il diritto americano, non preveda che il divorzio possa essere pronunciato soltanto dopo che sia intervenuta la separazione dei coniugi e che sia decorso un periodo di tempo tale da consentire ai coniugi di ritornare sulla loro decisione, non costituisce ostacolo al riconoscimento della sentenza straniera per quanto concerne il rispetto del principio dell’ordine pubblico”. I magistrati di Piazza Cavour – con la sentenza 16978 – sottolineano inoltre che “non è contrario all’ordine pubblico nemmeno l’affidamento congiunto del figlio minore ad entrambe i coniugi senza la predeterminazione di regole di comportamento dei coniugi stessi che valgano ad evitarne il conflitto”. In proposito la Cassazione fa presente che “l’affidamento condiviso dei figli è ora previsto come regola generale dalla legge 54 del 2006”. Adesso la strada è spianata per il riconoscimento del divorzio di Vito e Agnese, celebrato secondo il ‘rito’ del New Jersey.
Fonte: Repubblica.it