Incontro con il regista Amos Gitai: A perdere sono i civili, ebrei e arabi

Amos Gitai è fiducioso, non crede che l’offensiva israeliana e i razzi katiusha riusciranno a trasformare radicalmente i rapporti tra ebrei e arabi ad Haifa, la città dov’è cresciuto e vive. Regista israeliano molto noto all’estero, Gitai non nasconde la sua opposizione al militarismo israeliano e condanna l’occupazione di territori arabi: «Un giorno vorrei superare la mia condizione di regista che deve sempre confrontarsi con il tema della guerra e della violenza in questa regione ma non credo che ciò avverrà tanto presto».
Come vive questa nuova situazione per la sua città?
Devo ammettere che è piuttosto insolita. Con il lavoro che faccio sono spesso a contatto con la stampa, ma vedere tanti giornalisti in giro per Haifa mi ha ugualmente sorpreso perché questa città non è abituata ad essere sulle prime pagine dei giornali. Proprio questo suo essere fuori dai bollettini di violenza che caratterizzano il Medio Oriente, ad eccezione del periodo degli attentati palestinesi, ha aiutato Haifa ad avere una popolazione per certi versi più normale, meno schizofrenica rispetto al resto di Israele, più progressista e favorevole alla coesistenza pacifica.
Dopo questo conflitto cosa cambierà ad Haifa?
Poco, non condivido le preoccupazioni di coloro che vedono ebrei e arabi gli uni contro gli altri anche nella nostra città. Certo la tensione è più alta tra le due comunità ma in queste circostanze è inevitabile. Haifa ha saputo superare crisi gravi in passato e supererà anche questa.
Cosa la turba di più di questo confronto militare che ha già fatto quasi mille morti libanesi e nel quale sono rimasti uccisi anche alcune decine di soldati e civili israeliani, di cui alcuni qui, nella sua città?
Le morti di persone innocenti sono sempre inaccettabili e trovo assurdo che qualcuno pensi ancora che con le armi, con i carri armati, si possa dare una soluzione al conflitto in Medio Oriente. È penoso leggere i giornali in questi giorni, i commentatori esortano l’esercito ad andare avanti, a non fermarsi. Sono come tifosi di calcio che chiedono ai propri attaccanti di realizzare più gol, perché vincere per 4 a 0 e più bello di 1 a 0. Ma qui il match lo stanno perdendo solo i civili delle due parti.
Fonte: IlManifesto.it

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